
Il palazzo di via Saponaro
Le impalcature imbragano il palazzo ormai da 3 anni: sbarre più che impalcature. Operai al lavoro non se ne scorgono: "Sono almeno due mesi che non vediamo nessuno", fanno sapere gli inquilini. Il tempo sembra essersi fermato, i problemi invece si sono acuiti. Non solo dentro il palazzo ma anche fuori. È questa, in sintesi, la situazione che si vive in via Saponaro 36, dove si erge non un palazzo ma un palazzone di 16 piani, una torre residenziale, una delle (famose) torri bianche del quartiere Gratosoglio gestite dall’Aler, l’azienda lombarda delle case popolari. Sono gli stessi inquilini a raccontare il proprio disagio e chiedere che suoni l’ora della svolta.
Innanzitutto i lavori di rifacimento della copertura e della facciata della torre al civico 36: "Il nostro palazzo – spiegano – è ingabbiato nelle impalcature ormai da febbraio del 2020. In tutto questo tempo i lavori hanno interessato appena una colonna dello stabile. E da due mesi a questa parte non vediamo più alcun operaio nei cantieri". Da Aler confermano e aggiungono: "Nei mesi scorsi abbiamo inviato numerosi solleciti all’azienda che si è aggiudicata i lavori, ma invano. Ora abbiamo mandato una contestazione formale. Nel giro di 10-15 giorni l’azienda deve mandarci le sue controdeduzioni e a quel punto decideremo se revocare l’appalto e riassegnarlo".
Per comprendere l’esasperazione degli inquilini vale la pena sottolineare che per il Gratosoglio e per le torri di via Saponaro è stato sottoscritto un “Contratto di quartiere“ addirittura nel 2006. È allora che è partita un’operazione di rilancio che, a distanza di 17 anni, non è ancora conclusa. "Ci chiediamo quando potremo vivere in un palazzo risanato e non più circondato da ponteggi e cumuli di matierale abbandonati". L’attuale imbragatura, come detto e come confermato anche ieri da Aler, è funzionale al rifacimento della copertura e della facciata della torre. Gli inquilini sottolineano, però, come anche quei pochi interventi fatti dall’impresa che si è aggiudicata l’appalto lascino parecchio a desiderare: "I davanzali non sono stati sostituiti ma solo ritinteggiati, gli infissi sono ancora quelli in legno, sempre gli stessi dagli anni ’70, non li hanno cambiati".
All’interno del condominio altri problemi, a partire dagli ascensori: "Ne abbiamo quattro, ma si bloccano un giorno sì e l’altro pure – rimarcano i residenti –. Abbiamo sollecitato più volte Aler ad intervenire. In un caso, il 4 ottobre del 2022, abbiamo inviato una lettera firmata da tutti gli inquilini". Dall’azienda lombarda dell’edilizia pubblica confermano il problema e spiegano di essere pronti ad intervenire per sostituire gli elevatori: nei prossimi giorni si vedrà se alle parole siano o no seguiti i fatti. Ascensori a parte, le aree comuni sono spesso simbolo della sciatteria e dell’abbandono in cui versano le torri. Fuori dai palazzi, nel quartiere, non va meglio. Anzi, gli inquilini hanno più volte segnalato ad Aler, Comune e Prefettura – anche attraverso lettere formali – problemi di sicurezza. Problemi giocoforza originati anche dalla compresenza di centri e servizi dedicati alle persone che, loro malgrado, vivono in condizioni di povertà e marginalità. Centri e servizi la cui gestione è spesso critica, "a partire dal campo nomadi".
Senza contare, in aggiunta, gli edifici abbandonati e da tempo in vana attesa di riutilizzo: gli inquilini sottolineano in particolare l’"ex cotonificio Cederna". Da qui le denunce e le segnalazioni a tutte le istituzioni di governo del territorio. "Viviamo in alloggi malsani, con perdite di acqua, infilitrazioni e quindi muffe – si legge in una esaustiva missiva dei residenti –. Fuori dalle nostre finestre abbiamo, invece, ponteggi e cumuli di materiale da cantiere abbandonati". Infine, il quartiere: "Alla sera, dalle 20 in poi, atti vandalici contro le aree comuni delle torri, bottiglie rotte, liti, risse e persone accampate ovunque".