
"Lunedì ci hanno comunicato, all’improvviso, che il 30 giugno dovremo liberare gli spazi". Chiude il Bistrot Duomo inserito nel Mondadori store in piazza Duomo a Milano, e per i dipendenti della società che lo gestisce, la Od Break, si profila il licenziamento. Ieri è esplosa la loro rabbia, con una manifestazione dal bistrot fino alla Galleria e a Palazzo Marino, dove hanno esposto cartelli con scritte come: "Per colpa vostra chiudiamo casa nostra". "Sul contratto e anche sulla delibere comunali c’erano disposizioni sul ricollocamento dei lavoratori – spiega Giuseppe Fondacaro, responsabile del bistrot – e invece veniamo scaricati e abbandonati".
La libreria Mondadori traslocherà dall’attuale store nel palazzo storico fra via Dogana e piazza Duomo in altri spazi dello stesso edificio all’angolo con via Mazzini. Lo spostamento, regolato da una convenzione firmata a febbraio fra Comune e Mondadori, si è reso necessario per la realizzazione del progetto del “Secondo Arengario”, con l’ampliamento del Museo del ’900. Nella nuova libreria Mondadori che aprirà a pochi pochi passi, però, non è previsto un bistrot in quanto l’offerta "sarà focalizzata sul prodotto libro" con un modello diverso rispetto a quello attuale.
"Mondadori Retail – spiega il gruppo editoriale – ha informato in via ufficiale, fin dal febbraio 2022, OD Break del termine del contratto di affido di reparto". È OD Break, quindi, a doversi occupare del ricollocamento dei lavoratori del bistrot. Da parte sua l’assessorato al Bilancio del Comune di Milano, accusato dai manifestanti di non aver rispettato gli impegni presi, precisa che "la società che esercita attività di ristorazione e somministrazione all’interno dello store ha un contratto di affidamento in gestione di reparto con Mondadori, non è un concessionario del Comune".
A restare con il cerino in mano sono, quindi, camerieri e addetti del bistrot, molto frequentato anche da turisti e visitatori del Museo del ’900 e di Palazzo Reale. Se la chiusura dal 30 giugno è inevitabile, resta però aperta la partita sul loro ricollocamento.
Andrea Gianni