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"Via col vento" è colpevole? Sul web il processo a Rossella

Chi vuole potrà contribuire al verdetto su una pellicola finita nel mirino di chi la giudica una storia razzista

Una scena di 'Via col vento'

L’inchiesta milanese sui tre contabili della Lega finiti ai domiciliari sta andando sempre più al di là della vicenda del capannone di Cormano venduto alla Lombardia Film Commission a un prezzo ritenuto gonfiato per drenare 800mila euro di fondi pubblici, concentrandosi sulla ricerca di presunti fondi neri del partito. A rafforzare l’ipotesi c’è una serie di nuove segnalazioni dal mondo bancario, arrivate sul tavolo dei pm, di operazioni sospette tra imprenditori e il Carroccio o società riconducibili ai commercialisti di fiducia del movimento.

Nel frattempo, davanti al gip Giulio Fanales e al pm Stefano Civardi, Alberto Di Rubba, ex presidente di LFC e direttore amministrativo al Senato per la Lega, e Andrea Manzoni, revisore contabile alla Camera, si sono difesi dalle accuse di peculato e turbativa. "Nessun soldo illecito incassato", è stato il refrain nei loro interrogatori, nei quali hanno cercato di dribblare domande sui "soldi alla Lega", rimanendo nel perimetro del caso dell’immobile. E l’avvocato Piermaria Corso ha annunciato che depositerà un’istanza al giudice per chiedere la revoca delle misure. Di Rubba di ogni operazione ha cercato di dare giustificazioni sotto il profilo contabile: ha spiegato che i 178mila euro versati dalla società Andromeda, riconducibile a Michele Scillieri (altro commercialista arrestato e che ha scelto la linea del silenzio), in favore della Sdc, riferibile a Di Rubba e Manzoni, sarebbero la "commissione" per la vendita di un altro immobile di proprietà di una famiglia bergamasca. Intanto, l’indagine coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco sta portando anche i magistrati milanesi, assieme a quelli genovesi che indagano sui 49 milioni spariti, a dare la caccia ai soldi del Carroccio. È già emerso il caso dell’ex direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo), Marco Ghilardi, che non aveva segnalato operazioni sospette sui conti di Di Rubba e Manzoni ed è stato licenziato dall’istituto.

Su quest’onda, nelle ultime settimane in Procura sono arrivati o direttamente o attraverso il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e l’Uif di Bankitalia alert su movimentazioni anomale dello stesso genere. Ghilardi, teste e non indagato, davanti ai pm ha parlato, tra l’altro, dei "movimenti registrati sui conti" di due società dei contabili del Carroccio, la Sdc e lo Studio Cld, e di "numerosi accrediti da Lega Nord sempre con la medesima causale ‘saldo fatturà". E di tutta una lista di "operazioni prive di valide ragioni economiche che, al di là degli importi, non mi è capitato di vedere in tutta la mia carriera". Intercettato a colloquio con Di Rubba, così si giustificava a maggio: "La banca non ha perso un centesimo, io non ho preso un soldo, l’ho fatto solo per amicizia e in buona fede".