ANNA GIORGI
Cronaca

Via Arquà: tra gang, rapine e spaccio. I 200 metri malfamati nel quartiere rigenerato

Milano, dopo il tentato omicidio di domenica i residenti organizzati contro degrado e criminalità preparano un esposto: “Ora basta”

Via Arquà, traversa di via Padova

Milano - “L’uomo alto con la barba nera e il cappellino in testa staziona sempre a una manciata di metri dal civico 21, lui fa il palo, presidia, anche dalla finestra di casa sua, abita al civico 16. Poi c’è il pesce grosso, ‘Occhio di vetro’, che quasi ogni giorno fa capolino, appare e scompare, alto, allampanato, lui è il capo. E poi c’è ‘a mazzamma’ come la chiamiamo noi a Napoli (letteralmente il pescato di piccole dimensioni, ndr)", spiega Sergio, residente. Tradotto nella vita quotidiana di via Arquà ’a mazzamma è quel gruppetto di ragazzini, quasi tutti di seconda generazione, nordafricani, 18-19 anni al massimo, che fanno il bello e il cattivo tempo sotto gli occhi dei ‘maestri’, sono i piccoli boss di quartiere.

Loro spacciano, rapinano armati di cocci di bottiglia, aggrediscono verbalmente i passanti, amplificano quel senso di insicurezza che si percepisce svoltando a destra da via Padova, e percorrendo quei duecento metri al calare del sole. Basta farsi un giro in via Arquà, la banlieue che resiste ai grandi progetti di riqualificazione di ‘Via Padova Mondo’, per scoprire che i residenti di questo minimo spicchio di periferia, su cui si sono accesi i riflettori di NoLo, e anche dei grandi studi di architettura, nel tempo hanno pazientemente osservato, catalogato, assistito a risse, rapine, aggressioni registrando immagini, collegando persone a fatti di micro e macrocriminalità, fotogrammi di una vita quotidiana fatta di emarginazione e disperazione.

Via Arquà, traversa di via Padova
Via Arquà, traversa di via Padova

Gli stessi che all’indomani dell’ultimo tentato omicidio, che risale solo a domenica pomeriggio, stanno preparando una “rivolta pacifica“, con documenti, foto e testimonianze raccolti in questi mesi, in questi anni in cui "la spirale della disperazione è andata sempre più in basso", dice Marco che in Arquà ha uno studio di fotografia dal 2020. Per ora i residenti hanno preparato un esposto da consegnare al commissariato di Villa San Giovanni, chiesto un incontro con i rappresentanti del Municipio per aprire un tavolo di discussione, e fissato una riunione allo spazio Mosso per giovedì 13 aprile alle 21, organizzata attraverso una chat dei più attivi e attenti residenti che conta fino ad ora un centinaio di persone.

Già, Mosso, perché l’altro incredibile paradosso di questa zona è che a dieci metri dieci dalla disperazione di via Arquà c’è uno dei progetti di rinascita forse più riusciti: lo “spazio Mosso con ristorante, sala convegni, area per eventi e cinema all’aperto. E allora come è possibile? "Come è possibile – dice Sofia – che tutti, Comune, polizia, chiudano gli occhi di fronte allo scempio che si consuma in una via che grida emergenza in ogni angolo, mentre a una manciata di metri di distanza sorgeranno i grandi progetti, piazzale Loreto su tutti?".

Il testo dell’esposto riassume bene i problemi: "Urla e litigi tra spacciatori, clienti e passanti, risse con bottiglie, montagne di rifiuti in strada, molestie a chiunque passi e non giri lo sguardo altrove, offese e atti osceni. E poi auto danneggiate, furti, rapine e aggressioni che degenerano in accoltellamenti". É un grido di aiuto, quello dei residenti e del quartiere intero, che non può restare inascoltato. Senza integrazione e riscatto non ci sarà mai nessuna “Via Padova Mondo“.