Università, tre lombarde le più care. Lo Stato taglia, pagano le famiglie

Sono Politecnico, Insubria e Statale. L’indagine del sindacato studentesco: atenei finanziati dagli iscritti ben oltre i limiti previsti dalla legge

Studenti universitari

Studenti universitari

Milano - Sono tutte lombarde le tre università più care d’Italia. Si tratta, nell’ordine, del Politecnico di Milano, dell’Università dell’Insubria e della Statale di Milano. A rivelarlo sono i risultati del rapporto "Tasse studentesche: in Lombardia sono sostenibili?", presentato ieri dall’Unione degli Universitari in collaborazione con la Cgil. Un’indagine nata con l’obiettivo di quantificare le tasse richieste dagli atenei pubblici e denunciare il sottofinanziamento del sistema universitario. Studiando i bilanci preventivi pubblicati dagli atenei nelle scorse settimane, il sindacato studentesco ha stimato che tutte le università lombarde si sostentano in buona parte attraverso i proventi per la didattica, ossia tutte le entrate provenienti da tasse universitarie, quote d’iscrizione alle lauree specialistiche e altre voci di spesa minori.

Secondo la normativa nazionale, l’importo totale dei contributi studenteschi non dovrebbe superare il 20% delle risorse ricevute dallo Stato tramite il Fondo di funzionamento ordinario. Dal rapporto, però, emerge chiaramente come questo limite spesso non venga rispettato. L’Università dell’Insubria, per esempio, chiede agli studenti di versare l’81% in più di quanto le sarebbe concesso, sforando di circa 8,2 milioni di euro. Guardando al quadro regionale, il dato relativo ai soldi chiesti agli studenti in maniera illegittima sale a 78 milioni di euro.

Una situazione che l’Unione degli universitari definisce "insostenibile", tanto da spingere il sindacato a presentare ufficialmente ricorso contro alcuni atenei lombardi. Nel luglio 2020, una sentenza del Tar ha condannato l’Università di Pavia a risarcire 4,8 milioni di euro di tasse universitarie richieste nel 2013. E proprio nelle scorse settimane il sindacato degli studenti ha trascinato nuovamente l’ateneo davanti al tribunale, questa volta chiedendo un rimborso di 2,4 milioni di euro.

"L’Unione degli universitari denuncia da anni il sottofinanziamento del sistema universitario e le tasse studentesche eccessive – spiega il coordinatore nazionale Giovanni Sotgiu –. A partire dai tagli introdotti con la legge Gelmini, le università hanno iniziato a sostentarsi sempre di più tramite i contributi studenteschi. Noi chiediamo con forza che sia lo Stato a garantire le risorse adeguate".

Il rapporto dell’Udu si sofferma poi sul peso economico che deve sostenere in media uno studente lombardo. Emerge che il gettito medio per chi studia in regione è di 1.259 euro. Una cifra che sale, in alcuni casi vertiginosamente, quando si finisce fuori corso. La Statale di Milano, per esempio, è l’ateneo che penalizza di più chi rimane indietro con gli esami, arrivando a chiedere in media 2.849 euro. In molti casi, poi, il rendimento degli esami rischia di incidere più del reddito sulle tasse da pagare all’università. È il caso dell’Università dell’Insubria, dove uno studente fuori corso con un Isee inferiore ai 20mila euro arriva a pagare 1.197 euro all’anno, contro i 200 che pagherebbe alla Statale di Milano o alla Bicocca.

Per gli studenti fuori sede, alle elevate tasse universitarie si aggiunge anche il caro vita delle città lombarde. Sempre secondo il rapporto dell’Udu, uno studente fuori sede iscritto in un ateneo lombardo spende in media tra gli 11mila e i 15mila euro all’anno per la sola "sopravvivenza". Ma quali sono dunque le richieste degli studenti? Principalmente due: "Abbassare le tasse e potenziare le borse di studio – chiarisce Sotgiu –. L’obiettivo a lungo termine, però, rimane quello di arrivare a una progressiva gratuità dell’istruzione universitaria".

 

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