Università, in Lombardia ogni anno 15mila studenti abbandonano gli studi

A Milano la facoltà “scoglio” è ingegneria: lascia oltre il 9%. Gli atenei corrono ai ripari creando servizi di consulenza specifici

I chiostri della Statale di Milano

I chiostri della Statale di Milano

Milano – Quindicimila studenti alzano (ancora) bandiera bianca ogni anno nelle università della Lombardia. A livello nazionale, nel 2021-2022 il tasso di abbandono è del 7,3%: il più alto degli ultimi dieci anni (nel 2011/12 era del 6,3%). Percentuali che variano molto a seconda degli atenei e delle singole facoltà anche in una Milano che - per numero di iscrizioni - naviga ancora controcorrente. Aumentano gli iscritti, diminuiscono percentualmente i “ritiri”. Ma sono sempre troppi. E si cerca di correre ai ripari e di creare servizi ad hoc.

Al Politecnico nel 2021/22 la percentuale di abbandoni è più bassa nella facoltà di Design (6,58%); sale dell’8,14 ad Architettura, arriva al 9,02% in Ingegneria, dove però la situazione è migliorata anno dopo anno (nel 2015/16 era del 10%), nel 2000 si sfiorava il 30%.

Anche alla Statale il trend degli abbandoni è calato: è del 4,44% nel 21/22 era dell’8,14% nel 18/19. Al 12 aprile sono 60.937 gli studenti attivi (96,54%), 2.142 avevano rinunciato, 42 si sono trasferiti.

In Bicocca, nel 21/22, il 7,6% delle matricole ha lasciato il percorso di studi appena cominciato (dato in linea con la media nazionale). Diverse le azioni messe in campo per affrontare il fenomeno: il servizio di counseling psicologico è a disposizione per "studenti e studentesse che sentono la necessità di uno spazio di approfondimento e chiarificazione personali rispetto ad impasse che interferiscono con il proseguimento degli studi e la piena realizzazione delle proprie potenzialità", spiegano da Bicocca. Servizio che si affianca a quello di Consulenza didattica e metodo di studio e al tutorato “peer to peer” - su modello anglosassone - con studenti a disposizione delle matricole che si affacciano nella realtà universitaria, supervisionati da un gruppo di coordinamento.

Sul tema si interrogano anche le università private. La percentuale di abbandoni al primo anno, in Bocconi, è dell’1,6%. La selezione all’ingresso e l’impostazione della classe, con numeri più contenuti e professori che ruotano - secondo l’ateneo - contribuisce a un risultato lontano dalla media italiana. All’Università Vita-Salute San Raffaele, su 1.520 immatricolati le rinunce al primo anno sono 20-23. Alla Iulm, dal 2017 l’abbandono universitario è sceso dal 18,20% del 2015/16 all’11,9% del 2018/19. Si è notato un lieve peggioramento con la pandemia: nel 2020/21 si è arrivati al 13,7%, poi diventato 13% l’anno scorso (tra abbandoni espliciti, formalizzati, e quelli impliciti di chi non perfeziona l’iscrizione). Si cerca di sostenere le matricole: "Per noi è fondamentale il tutorato: le studentesse e gli studenti del primo anno possono usufruirne durante tutto il semestre: ci sono per esempio seminari dedicati al metodo di studio e alla gestione dell’ansia". Dopo la prima sessione d’esame, gli studenti che non hanno superato anche solo un esame vengono contattati e si cerca di capire con il peer tutor e - se necessario con il counseling psicologico - che cosa non ha funzionato, si rivedono alcuni passaggi dello studio. A fine agosto un altro contatto. "Li seguiamo nei loro momenti di difficoltà".

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