Un’indagine per capire come procedono le carriere degli studenti con disabilità o disturbi dell’apprendimento che si sono laureati alla Iulm. Progetti per abbattere ancora di più le barriere e per rendere solidi i ponti tra ateneo e imprese. E ricerche in corso con il Behavior and Brain Lab per analizzare i fattori di stress durante i colloqui di lavoro, anche con l’intelligenza artificiale, cogliendo indicazioni utili a orientare al meglio gli studenti con disabilità cognitive. Si parte dalla fotografia: i laureati con disabilità o disturbi dell’apprendimento seguiti dall’ufficio DiversaMente Iulm (nato nel 2010) hanno un tasso di occupazione al di sopra della media nazionale e uguale a quello dei loro colleghi, 81% che sale al 90% a quattro anni dalla laurea. Il 46% ha un contratto a tempo indeterminato, il 22% prosegue con l’apprendistato, il 15% è a tempo determinato. Gli sbocchi lavorativi sono coerenti al percorso - marketing, comunicazione, media e digital - in settori diversi: moda, food, retail, turismo, pubblica amministrazione.
"Il tasso di occupazione evidenzia che accompagnare i diversi profili verso il lavoro porta a risultati molto positivi – spiega la professoressa Daniela Corsaro, delegata della rettrice all’Inclusione, disabilità e al counseling psicologico –. Oltre a lavorare con i docenti, per strutturare lezioni accessibili, seguiamo il momento dell’ingresso sul lavoro per capire aree di miglioramento e difficoltà". Un questionario qualitativo è stato inviato tra marzo e aprile a 592 laureati, hanno partecipato alla ricerca in 98. Il 75% ritiene che competenze e abilità siano utilizzate al meglio, ma il 42% ha incontrato difficoltà nel percorso lavorativo, in particolare per pregiudizi tra cui la “preoccupazione dei colleghi di non sovraccaricarli troppo perché disabili“. Quasi la metà vive il percorso con sentimenti di progresso, ma evidenzia margini di crescita aperti; il 14% non si sente ancora valorizzato nel lungo termine e un 15% è insoddisfatto per ragioni legate a retribuzione, responsabilità o riconoscimento del potenziale. "L’obiettivo è personalizzare sempre di più i percorsi di orientamento, sia in ateneo che nel job placement, sensibilizzando maggiormente le aziende – conclude Corsaro –. All’orizzonte ci saranno ulteriori implementazioni per migliorare l’accessibilità in ateneo, stiamo ragionando su mappe tattili e strumenti per muoversi nel campus in maniera ottimale ma anche sull’accessibilità digitale, sul supporto psicologico e sul benessere emotivo. L’approccio nei confronti degli studenti - e dei lavoratori poi - deve essere olistico".