REDAZIONE MILANO

'Milano Underground', il regista Giovanni Esposito racconta la fiction premiata al Roma Web Fest

Un progetto nato sfruttando le potenzialità dei social network, rendendo i passeggeri della metropolitana partecipi e interattivi sin dalla stesura dei soggetti. Le storie della gente si incrociano nei vagoni, nei sottopassaggi e sulle banchine. I video sono visibili sul canale YouTube, che fa parte del Network Yam112003 di Marion Guglielmetti

'Milano Underground', un fermo immagine di un episodio (Facebook)

Milano, 7 ottobre 2014 - Avanti e indietro, mattina e sera, dal lunedì alla domenica. Per chi viaggia, la metropolitana diventa una seconda casa. E spesso ci si ritrova a prenderla in modo automatico, senza pensare a chi ci sta intorno. C'è chi fa i conti delle bollette da pagare, chi corre perché è in ritardo in ufficio, chi rilegge gli appunti per un esame universitario, chi piange perché è stato lasciato dalla fidanzata, chi è preoccupato per l'esito di un esame medico, chi insegue un sogno e sta andando a fare un provino. Tutte queste persone, oltre a zaini, borse e cartelle, si portano dietro storie che, come binari, si incrociano nei vagoni, nei sottopassaggi, sulle banchine. Ed è proprio osservandole che Giovanni Esposito, regista 34enne, ha ideato 'Milano Underground'.

Alberto Baraghini, Paolo Bernardelli, Chiara Battistini, Andrea Baglio, Giovanni Esposito premiatiIl progetto, creato e scritto da Giovanni Esposito, sceneggiato da Paolo Bernardelli e prodotto da One Production e Bananas, ha visto la luce sfruttando le potenzialità dei social network, rendendo i passeggeri della metropolitana partecipi e interattivi sin dalla stesura dei soggetti dei film. La serie è articolata in quattro episodi che si svolgono in un’unica giornata, ognuno dei quali di genere differente e affidati a un diverso regista: Chiara Battistini, Marco Chiarini, lo stesso Giovanni Esposito e Cosimo Alemà. I ragazzi di Milano Underground hanno riscosso grandi successi. Ultimo per ordine di tempo, ricevuto a fine settembre, è il premio Roma Web Fest (nella foto , ultimo a destra è il regista Giovanni Esposito). Ora sono pronti per gettare le basi per nuovi progetti in altre città italiane. 'Milano Underground', inoltre, sarà in concorso anche al Marsiglia Web Fest, la più grande competizione europea del settore. E' possibile vedere la web serie attraverso il canale YouTube ufficiale, facente parte del Network YAM112003.

Giovanni Esposito, da dove nasce l'idea di 'Milano Underground'?

  L'idea nasce da me e risale a tanto tempo fa, quando mi sono ritrovato per la prima volta sulla metropolitana di Londra. Avevo 18 anni ed ero partito da Teramo, la mia città natale. La metropolitana mi           contaminò subito. Guardando tutti i passeggeri pensai che avrei voluto conoscere la loro storia per raccontarla.

 Ma poi ha lasciato passare un po' di tempo?

 Sì, ho lasciato che l'idea rimanesse dentro di me qualche anno. Nel frattempo ho studiato molto e ho cercato di prepararmi al meglio per quello che sognavo fare. Poi il desiderio è riesploso all'improvviso e non ho potuto far finta di niente.

Qual è stato il primo passo?

Condividere l'idea sui social network, primo tra tutti Facebook. Negli anni '80 si correva subito alla Siae a registrare ciò che si aveva in mente. Ora i tempi sono cambiati e si preferisce andare su internet e far conoscere il proprio progetto senza paura...

Un modo per avere anche un riscontro immediato.

Invece di chiudere l'idea in un cassetto, come si fa con i sogni, se ne parla e si studia la reazione della gente, si accolgono nuove idee, suggerimenti e consigli. E' il crowdsourcing (collaborazione su un progetto tra più utenti via internet, ndr). Insomma, in  'Milano Underground' c'è contaminazione e coproduzione. Per questo può essere definito un progetto collettivo.

Com'è composto il team?

Il nocciolo duro sono i registi, gli sceneggiatori, i direttori della fotografia e della produzione che ho conosciuto negli anni nel corso delle mie esperienze per realizzare videoclip e altri lavori per la televisione. L’altra parte del team invece è composto da persone che si sono unite a noi attraverso i social, dicendoci che apprezzavano il progetto e avevano voglia di collaborare con noi e questo è il modo in cui si sviluppa un progetto in crowd-sourcing.

Ma nel vostro lavoro sembra che riusciate a coinvolgere molte persone...

Solitamente quando si gira un film, il set è completamente blindato. Il nostro no. Abbiamo lavorato in mezzo alla gente. In metropolitana a Milano transitano ogni giorno un milione e 600mila passeggeri. Noi eravamo in mezzo a loro e la vita intorno ai protagonisti dei nostri video era reale.

'Milano Underground', riprese video in metropolitana (Facebook) Cosa comporta usare come set la metropolitana?

 L’ambientazione ha sicuramente apportato delle limitazioni tecniche, per cui abbiamo scelto volontariamente di imporci delle regole stilistiche, una sorta di dogma dal quale non prescindere: utilizzare la luce  presente in metropolitana, girare con la camera a spalla, mantenere i rumori reali.

 Non c'era il rischio che uscisse un prodotto 'sporco'?

 Sì, ma fortunatamente non è stato così. Non a caso 'Milano Undergruoound' è stata definita la prima web serie d'autore. A livello tecnico abbiamo tutti una grande preparazione e questo fa la differenza.

 Una vera fiction.

Esattamente. Molti pensano si tratti di un documentario. No, ci sono sceneggiatura, attori e raccontiamo storie.

A proposito di attori. Sono tutti professionisti?

Il progetto ha coinvolto diversi protagonisti del mondo del web, della musica e dello spettacolo. Tra gli altri compaiono davanti alla macchina da presa, Angelo Pisani, Isabella Tabarini e Maurizio Tabani e, sempre in veste di attori, troviamo anche importanti YouTube star come Daniele Doesnt Matter, La Cindina e Andrea Baglio. Non è stato semplice per loro recitare in mezzo alla gente. Non sono mancati neppure i principianti, persone che hanno partecipato con un ruolos ecodnario o come comparse, che sono arrivate tramite la fanpage.  

Perché proprio la metropolitana e non una fermata dell'autobus, una stazione o un aeroporto ?

Come ha scritto Marc Augé la metropolitana è il 'non-luogo' per eccellenza. È un contenitore in cui tutto può accadere. E' il cuore pulsante della città. Come nelle vene passano gli elementi che ci tengono in vita, così la gente passa da una metropolitana all'altra e contribuisce a cambiare quello che c'è in superficie.

Per questo il sottotitolo di 'Milano Underground' è 'Storie metropolitane'?

Siamo convinti che ci sia molto da raccontare, sulla vita di ogni singolo passeggero. Noi ne abbiamo sceneggiate quattro, ma si potrebbero realizzare centinaia di episodi...

'Milano Undeground', un fermo immagine di un episodio (Facebook)Chi sono i passeggeri della metropolitana milanese?

E' un mondo che viaggia. Ognuno con tempi, impegni e sogni propri: manager alle prese con i conti, studenti preoccupati per un esame, giovani ansiosi di vedere il proprio innamorato... C'è tanta frenesia ma anche grandi emozioni.

Quattro linee della metropolitana. Cosa avete scoperto?

La rete metropolitana è piena di segreti, ma è giusto che molti rimangano tali. Noi abbiamo avuto accesso a diverse aree riservate ai soli dipendenti, non è stato facile, ma è un mondo insolito. Per quanto riguarda la gente la linea rossa è quella più turistica, perché ha le fermate nei luoghi principali della città. La verde è quella degli universitaria perché ci sono la cattolica e lo Iulm. La gialla rappresneta la moda con la sua fermata Montenaopoleone. Però tutto si mischia, migliaia di vite ogni giorno si incontrano e si scontrano in un ambiente in continua mutazione.

Anche i quattro episodi di 'Milano Underground' si intrecciano tra loro?

Le storie sono autoconclusive, si svolgono tutte in un'unica giornata e sono affidate ciascuna a un regista. Però, una serie ha una linea narrativa orizzontale, quindi gli episodi si intrecciano come le linee della metropolitana e le vite dei passeggeri.

E cosa succede?

Ogni minimo spostamento di un passeggero genera un rapporto causa-effetto. C'è consequenzialità in tutto quello che accade. Il film 'Sliding Doors' è riuscito a mostrarlo alla perfezione. Basta un secondo per cambiare la vita di una persona. Ed in metropolitana si perdono e si guadagnano di continuo secondi che possono modificare il nostro destino.

Lei è regista di un episodio, che storia racconta?

I personaggi sono tre universitari che scoprono di vivere molto più di una semplice amicizia. Entrambi i ragazzi sono andati a letto e si sono innamorati della stessa ragazza; lei, non sapendo scegliere, decide di fuggire da Milano nonostante la città le rimanga nel cuore, infatti l’episodio inizia e finisce dicendo: “Sei la mia città Milano e lo sarai per sempre”; è un omaggio alla città (e a Manhattan di Woody Allen, ndr) che ci ha permesso di realizzare tutto questo.

'Mind the gap', fermo immagine di uno degli epiisodi di 'Milano Underground'E il titolo 'Mind the gap'?

In Inghilterra è un reminder costante. "Guarda dove metti i piedi" è un modo per mantenere una certa distanza sociale con le persone. In metropolitana è così: condividiamo ogni giorno il nostro percorso con tante persone ma le ignoriamo. Una scena forte è quando la ragazza si trova sulla banchina opposta a quella dei due amici: il gap, ovvero la distanza, è dovuta ai binari che li separa.

E la colonna sonora?

La musica in metropolitana è importante. Basta vedere quante persone indossano le cuffie mentre sono in viaggio. E anche qui, ognuno con i suoi gusti e le sue preferenze. Abbiamo fermato un peruviano che ascoltava melodie tipiche del suo paese, ma anche un israeliano con le canzoni di Mino Reitano.

Chi sono i musicisti che hanno partecipato al progetto?

La nostra colonna sonora è ricca ed importante. Le musiche sono state realizzate da noti artisti tra cui spiccano i B-nario che firmano la colonna sonora ufficiale della serie. Tra gli altri ricordiamo anche Pietro Paletti, the Maniacs, Felice Clemente.

Prima di 'Milano Undergrouund' è nato '#Passengers', una sorta di spin off?

'#Passengers' racconta le vere storie dei passeggeri della metropolitana. Siamo andati in giro a chiedere ai passeggeri dove stessero andando e per quale motivo. Così facendo abbiamo raccontato non solo la loro giornata in metropolitana, ma anche uno spaccato della città che si sviluppa in superficie. Il mio sogno è che possa diventare un documento storico, un modo per testimoniare un giorno come viveva la gente nel 2014.

#Passengers, un fermo immagini del video (Facebook)Qual è l'obiettivo di 'Milano Underground' e di '#Passengers'?

Concentrati su cellulari e tablet non vediamo più ciò che passa davanti e restiamo indifferenti a tutto quanto accade intorno a noi. Basterebbe avere più fiducia nel prossimo: sul nostro stesso vagone potrebbe esserci qualcuno che dovremmo conoscere per diversi e incredibili motivi. La metropolitana è un mezzo pubblico e in quella parola, “pubblico”, dovrebbe esserci un’idea di condivisione. Le nostre vite potrebbero cambiare per sempre.

Perché la scelta di proporre una serie sul web?

Una scelta voluta. Crediamo nella rivoluzione mediatica in atto. I gattini che si schiantano su YouTube sono divertenti, ma non possono essere l'unica forma d'intrattenimento in circolazione. L'equazione webserie uguale lowprofileproduction non deve più esistere. In fondo, anche con il cinema è successo lo stesso. Il primo corto dei fratelli Lumiere era poco più di una sequenza in movimento, poi il linguaggio si è evoluto arrivando a Charlie Chaplin, a Fellini, a Kubrick, a Woody Allen... C'è stata evoluzione e lo stesso avverrà su internet.

Come siete riusciti a richiamare l'attenzione?

Non è stato semplice, ma abbiamo molti amici e parenti... Scherzo, in realtà è stato curioso ed inatteso. La nostra fortuna è stata quella di avere per primi creato un buzz in Rete (il passaparola che indica il diffondersi, attraverso una rete sociale, di informazioni o consigli in forma diretta tra soggett i, ndr) ed evidentemente siamo riusciti a toccare temi che alle persone interessano. Ma la vera differenza la fa la distribuzione. DeeJay TV ha sposato il progetto e ha riprioposto la serie sul proprio canale televisivo e attraverso i propri media. E da poco siamo entrati anche nel Multi Channel Network di Yam112003. Abbiamo anche ottenuto il patrocinio di Expo 2015.

La serie è fruibile anche da persone di lingua non italiana?

Assolutamente sì, c'è una versione in inglese e stiamo lavorando a quelle in francese, spagnolo e tedesco.

L'idea di un film?

Ci stiamo lavorando. Siamo in contatto con registi di altre parti del mondo che hanno lavorato per progetti simili. Ci piacerebbe produrre un film corale che racconta delle diverse stazioni delle metropolitana nel mondo. E' un progetto furbo. Affrontiamo la crisi, che poi è il nome con cui si definisce lo stato attuale delle cose, unendoci e lavorando insieme. Siamo la lobby dei registi underground.

Soddisfazioni e difficoltà?

La soddisfazione è stata quella di aver dato voce a una città come Milano partendo dal basso. Si parte dalle radici per fiorire. Tutte le storie raccontate contribuiscono a una sorta di evoluzione della città. La difficoltà è stata quella di gestire la location: tantissime persone in un luogo frenetico e non sempre è stato facile ottenere i permessi.

E i premi appena vinti al Roma Web Fest?

Una sorpresa. O meglio, ci aspettavamo solo il premio per il miglior montaggio. Quando siamo stati nominati anche per il premio Roma Web Fest non potevamo crederci. Ero talmente emozionato che non sono nemmeno risucito a fare il discorso che per tanto tempo mi ero immaginato. Ho solo urlato 'bravi tutti', perché in effetti è così. Se abbiamo avuto successo il merito è di ogni persona che ha collaborato con noi.

Next stop, prossima fermata?

Ci piacerebbe girare un'altra stagione a Milano, ma il format è estendibile ad altre città. Da settimane, sui social network, chiediamo pareri e preferenze agli utenti. Le città con la metropolitana sono tante, ma a noi piacerebbe Roma, anche per omaggiarla del premio che ci ha fatto vincere.

di Marion Guglielmetti