
di Giovanni Chiodini
Sospesi nel periodo più intenso della pandemia, a giorni riprenderanno i lavori per la sistemazione e l’ammodernamento dei quattro appartamenti del complesso Mimosa di via Morandi, sequestrati otto anni fa dal Tribunale di Varese, che il Comune di Magnago aveva successivamente ottenuto dall’agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alla criminalità con il vincolo di utilizzo a scopo sociale. Per questo intervento la Regione ha assegnato al Comune un contributo di circa 170mila euro. "I primi lavori hanno evidenziato, come sempre accade in casi del genere, la necessità di prevedere delle modifiche al progetto originario. Per questo motivo abbiamo deciso di destinare parte dei soldi che la Regione in quest’ultimo periodo ci ha affidato per la ripresa post Covid, così da completare il finanziamento dell’intervento" ha commentato la sindaco Carla Picco.
Il complesso di via Morandi era stato sequestrato all’imprenditore Giorgio Salvatore Loccisano, ritenuto al vertice di una organizzazione di narcotrafficanti con ramificazioni in Colombia. Al momento del sequestro quattro appartamenti erano vuoti, e sono quelli assegnati al Comune. Un quinto era intestato ad un affiliato del clan. "Abbiamo fatto richiesta di avere anche questo quinto appartamento che ci permetterebbe di completare al meglio il progetto che abbiamo pensato per questa palazzina" ha aggiunto la sindaco. "Due sono le finalità che abbiamo pensato per questi appartamenti. Due appartamenti serviranno per il progetto "Dopo di noi" e saranno a esclusivo vantaggio dei portatori di handicap nel momento in cui restino incustoditi dalla famiglia, causa decesso dei genitori. Un altro appartamento sarà invece disponibile per le famiglie in difficoltà nei casi di unioni naufragate, come maltrattamento subito da donne cautelativamente allontanate dal partner, oppure a vantaggio di uomini che in caso di separazione si ritrovino senza un tetto, né altro posto dove stare, con la sola prospettiva di finire magari a dormire in macchina. Il quarto e ultimo appartamento ospiterà invece una famiglia che dovrà assumersi l’incarico di angelo custode, per vegliare sugli altri residenti, svolgendo attività di coordinamento e occupandosi degli spazi comuni". L’intero progetto non sarà gestito direttamente dal Comumne bensì da un ente terzo, meglio se una cooperativa sociale, che verrà individuata tramite pubblico bando. "Una gestione diretta da parte del Comune sarebbe difficile, se non impossibile. Sul territorio ci sono tanti esempi di gestione di strutture analoghe grazie a delle cooperative accreditate, con ottimi risultati" ha aggiunto la sindaco. Al Comune sono stati assegnati anche i box dei relativi appartamenti.