"Una ferita ancora aperta per me Evito di passare davanti al Pac"

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di Annamaria Lazzari

Una guida a rotta di collo verso l’ospedale San Paolo, nel silenzio straniante di una città di solito elettrica, diventata improvvisamente immobile. Alberto Botta, volontario della Croce Rossa, era autista di un’ambulanza accorsa dopo lo scoppio della bomba. Oggi ha 55 anni, ha fatto carriera come product manager, ma nella testa il ricordo di quella tragica notte non se ne è più andato. "Come soccorritore notturno ne ho viste di ogni, da incidenti gravissimi al recupero di un cadavere dal Naviglio. La formazione ti aiuta ad essere freddo e razionale. Con l’attentato di via Palestro però è stato diverso e le emozioni non sono riuscito a trattenerle".

Si ricorda dov’era alle 23.15?

"Con l’autoambulanza in sosta in piazza XXIV Maggio. Ci è arrivata una chiamata che segnalava un grosso incendio in via Palestro. Ma che fosse successo qualcosa di molto più grave l’ho capito alla guida: siamo stati subito scortati dalla polizia locale. Abbiamo visto una macchina devastata e un motore in mezzo alla strada, abbiamo capito che c’era stato uno scoppio ma senza pensare ad un ordigno. C’era una coltre di fumo interrotta da lampeggianti, un rumore continuo di serene misto a grida di gente. Dei colleghi stavano rianimando una persona nel parco: era Driss Moussafir. Noi abbiamo medicato un vigile del fuoco ferito sulla mano. Si è avvicinato un altro pompiere sotto choc che aveva un taglio molto profondo all’ascella: lo abbiamo portato subito al San Paolo".

Che viaggio fu?

"Mi sembrava che la città si fosse fermata, io ero l’unico ad attraversarla ad alta velocità. Non c’era più in giro nessuno. Una volta affidato il vigile del fuoco ai medici del pronto soccorso ci hanno dirottato su altri servizi. Quando siamo rientrati in sede a Opera alle 2 di notte e abbiamo acceso la tv, abbiamo scoperto cos’era successo".

Lei che idea si è fatto di questa strage di mafia "oscura"? "Credo sia stato un segnale per lo Stato. Il sottinteso era che avrebbero potuto fare ancor più danni e morti, colpendo altrove. Per anni è sceso l’oblio su quest’evento, come se a prevalere fosse il desiderio di dimenticare sull’obbligo morale di ricordare".

È mai più ripassato in via Palestro?

"Per due anni ho evitato, facevo il giro dell’oca piuttosto. Oggi riesco a passarci a malapena, appena lì mi ritorna in mente tutto".

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