Un secolo di tragedie Sos morti sul lavoro

La sede della Cgil ospita la proiezione del film sullo “sciopero dimenticato“ nell’impero ottomano

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In occasione dei vent’anni di pubblicazione del Rapporto sui diritti globali la Camera del lavoro di Milano, in corso di Porta Vittoria, ospita questa sera la presentazione del libro “Insicuri da morire-Le vittime del lavoro nel mondo“, a cura dell’associazione Società InFormazione e promosso da Fight Impunity. I numeri sono quelli di una guerra mondiale, che conta 6.300 vittime ogni giorno. Una guerra in cui è coinvolta anche l’Italia, con 1.221 lavoratori morti nel 2021, in leggera flessione rispetto al 2020 (1.270 vittime accertate), ma con un aumento del 12,1% rispetto al 2019, vale a dire all’anno precedente la pandemia, quando i decessi erano stati 1.089. La pandemia è stata un nuovo fronte bellico, nel quale dal gennaio 2020 al febbraio 2022 sono caduti 835 lavoratori. In gran parte (88,1%) nel settore Industria e Servizi, in particolare nella sanità e assistenza sociale (21,6%), nel trasporto a magazzinaggio (13,4%), nelle attività manifatturiere (11,6%). La Regione più colpita è stata la Lombardia con il 24% delle vittime, seguita dalla Campania con il 13,7%.

Seguirà alla presentazione del libro, in programma alle 20.15, la proiezione del film “Grev (Lo Sciopero)“ di Metin Yegin. Nel cast anche Itziar Ituño, attrice protagonista della serie “La Casa di Carta“. È un film storico che racconta il più grande sciopero generale proclamato nell’impero ottomano nel 1910. Uno sciopero dimenticato. Le lavoratrici dell’industria della seta a Bursa tessevano per l’alta società europea lavorando in pessime condizioni e senza diritti. Determinate a ottenere una riduzione dell’orario di lavoro, un aumento di salario e l’esonero dalla cosiddetta tassa del profitto (temettü vergisi), le lavoratrici proclamarono uno sciopero nell’agosto del 1910. Il film racconta la lotta e la presa di coscienza delle lavoratrici, il loro entusiasmo e l’ottimismo durante la preparazione dello sciopero. È però anche una riflessione sul genocidio armeno e l’espulsione della popolazione greca dalla Turchia.

A.G.

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