Fabrizio
Lucidi
Nuovo anno scolastico, solita beffa per gli onesti. Che ogni anno si ritrovano alle prese con la solita montagna di carte tra burocrazia, liste chilometriche di bollettini da saldare e libri da comprare, oltre a conti e bollette. E chi non evade neppure un centesimo di tasse, perché non può o perché semplicemente non vuole, ogni anno si ritrova ad assistere sconsolato alle solite scene(ggiate) all’italiana, più o meno uguali a tutte le latitudini: liberi professionisti con villa, piscine e Porsche - intestate a chi? - che dichiarano meno di un operaio metalmeccanico, ricchi signori firmati dalla testa ai piedi con bolide d’ordinanza che poi in cartoleria allungano guardinghi ai commessi tessere per famiglie in difficoltà (finanziate da sussidi rigorosamente pubblici), lavoratori in nero che intanto intascano il reddito di cittadinanza (che sarebbe uno strumento utile, se poi i beneficiari trovassero davvero un lavoro e se i controlli fossero draconiani e non all’acqua di rose).
E ogni anno, nel cittadino onesto che mette mano al portafoglio e salda paziente conti, bollettini, scontrini chilometrici di libri per i figli, contributi più o meno volontari chiesti dalle scuole, all’improvviso e senza neppure un motivo preciso sorge la flebile speranza che qualcosa possa cambiare, l’anno successivo. Che almeno una delle roboanti promesse fatte urbi et orbi dei governanti di turno - fra le tante, “Pagare meno, pagare tutti” e “Aiutare la famiglia: meno tasse per lavoratori e pensionati”, “Supporto ai genitori, stop alla denatalità“ - si concretizzino. Ma ogni anno la flebile speranza si spegne come una candelina spenta dal primo venticello, all’ascoltare lo stridio delle gomme del bolide di turno dell’evasore fiscale conclamato (e mai punito) proprio davanti alla cartoleria.