Un osservatorio per i docenti. Uno su cinque soffre di presenteismo: in cattedra anche se sta male

Gli insegnanti giovani sono più soddisfatti. E chiedono formazione continua

Un osservatorio per i docenti. Uno su cinque soffre di presenteismo: in cattedra anche se sta male

Un osservatorio per i docenti. Uno su cinque soffre di presenteismo: in cattedra anche se sta male

Ci sono insegnanti a rischio burnout, che lamentano esaurimento motivo (tre su 10), depersonalizzazione e bassa realizzazione personale, ma anche insegnanti travolti dal “presenteismo“, "una condotta lavorativa in cui la persona tende ad essere sempre attiva, presente e coinvolta nelle attività legate al proprio lavoro anche quando non dovrebbe, ad esempio perché in cattivo stato di salute": circa uno su cinque lo ha fatto più di cinque volte. Il laboratorio Health & Sustainability del dipartimento di Psicologia di Bicocca ha aperto un osservatorio per indagare il benessere dei docenti. La prima indagine è stata avviata nel 2007 a Milano, per poi espandersi a tutta la Lombardia nelle edizioni del 2009, 2014, 2018 e diventare biennale. Gli ultimi dati disponibili sono del 2022: sono stati coinvolti 5.847 insegnanti (di 449 scuole). "Il 48% dei docenti presenta livelli critici in almeno uno dei tre indicatori principali di burnout e il 4,6% è a forte rischio avendoli tutti e tre a un livello critico. I dati sul presenteismo indicano che solo 1 insegnante su 4 non ha mai lavorato quando per ragioni di salute avrebbe fatto meglio a rimanere a casa", spiegano i ricercatori dell’università di Milano-Bicocca. Rispetto alle indagini precedenti, migliorano salute percepita e abitudini di salute per quanto riguarda l’alimentazione e il consumo di tabacco; per quanto riguarda l’attività fisica, i livelli sono migliorabili ma non critici. "Una percentuale molto bassa di insegnanti sembra invece mettere in atto comportamenti protettivi per la propria salute mentale", si sottolinea ancora nella ricerca.Se le condizioni lavorative appaiono buone (anche se migliorabili), come per i dirigenti peggiora il "sovraccarico lavorativo" e emergono fatiche nella gestione della disciplina.

"Il dirigente scolastico viene presentato come abbastanza supportivo e come un attore positivo nella vita professionale dei docenti", proseguono i ricercatori. Emerge la necessità di una formazione continua, in particolare sulla didattica per contesti plurilinguistici e multiculturali e sulla didattica per competenze trasversali. Anche per quanto riguarda la promozione della salute ci sono luci e ombre. A scuola se ne discute durante la lezione ma le attività oltre l’orario scolastico o che coinvolgono luoghi e famiglie sono ancora poche. Meno della metà degli insegnanti è stata formata in relazione a tutte le tematiche e i programmi proposti, ma molti si sono messi in gioco in prima persona e si sono affidati all’educazione tra pari.

"Nel complesso i docenti sono stati in grado di gestire l’impatto della pandemia – chiude il report –. ▪I docenti delle scuole di primo grado riportano una situazione migliore rispetto ai colleghi del secondo grado, indicando nel complesso migliori condizioni lavorative, maggior supporto del dirigente scolastico, maggiore soddisfazione in alcuni aspetti specifici del proprio lavoro, nonché una maggiore autoefficacia, appartenenza organizzativa e identità di ruolo. Per quanto riguarda le dimensioni legate al benessere presentano livelli maggiori di engagement e salute percepita, una situazione migliore nelle dimensioni del burnout, oltre livelli inferiori di presenteismo". Tra i colleghi delle superiori i docenti degli istituti professionali hanno livelli di benessere migliori rispetto ai colleghi dei licei. I docenti più giovani tendono a riportare livelli superiori di soddisfazione del proprio lavoro e della loro salute e soffrono meno di “presenteismo“.

Si.Ba.