SIMONA BALLATORE
Cronaca

Lockdown, Atenei socchiusi. "Non ci fermiamo"

Tutti i corsi online, aperti i laboratori e si spinge sulla ricerca. I rettori: "Non penalizzate il motore d’Italia"

Una Statale semideserta alla vigilia del nuovo lockdown

Milano, 6 novembre 2020 - Fino a una manciata di giorni fa, fra via Festa del Perdono e Città Studi, si contavano duemila studenti su per giù degli oltre 60mila. Con l’avanzare dei contagi in città e delle ordinanze avevano iniziato a diminuire, approfittando della possibilità di poter frequentare a distanza. "Fin quando abbiamo potuto però abbiamo dato agli studenti la possibilità di frequentare e venivano con grandissimo piacere, soprattutto le matricole", spiega il rettore della Statale Elio Franzini. Da oggi cambia tutto, o quasi: laboratori aperti per la ricerca e la didattica, gli ultimi duemila studenti per ora dovranno rinunciare all’aula. Smart working finora al 50%, "credo andremo al 75%, il direttore sta individuando i servizi indifferibili", dice Franzini. "Il sistema è ampiamente rodato - assicura - la speranza è che questa situazioni duri lo stretto necessario. Quello che chiediamo è che si analizzino bene fra due settimane i dati aggiornati per non penalizzare i nostri atenei. Noi obbediamo e siamo consapevoli della situazione, ma la Lombardia e le università lombarde sono il motore del Paese. Se le si blocca o semiblocca si viaggia col motorino elettrico e un’autonomia ridotta".

Il Politecnico , che aveva cercato di ripartire scaglionando fino alle 20 gli orari per garantire la didattica in presenza a tutti i suoi studenti, ha dovuto gradualmente aumentare la “quota” a distanza e poche ore prima dell’annuncio della “zona rossa” ha spiegato le nuove regole: in presenza solo attività di ricerca e il completamento dei lavori di tesi di laurea e del dottorato. "Inizia così un altro momento difficile per tutti voi e per le vostre famiglie - scrive il rettore Ferruccio Resta agli studenti - Cercheremo di fare il possibile affinché, tra le tante preoccupazioni, non ci siano anche quelle legate al Politecnico". "Non ci limiteremo a gestire l’emergenza - la promessa - ma è mia intenzione avviare una riflessione attenta sulle trasformazioni in atto nel mondo della ricerca e della formazione universitaria. Uno stimolo per guardare al futuro e per essere pronti nel momento in cui ci libereremo dalla stretta del virus".

Era ripartita “con i piedi di piombo” la Bicocca. "Siamo stati cauti - ricorda la rettrice Giovanna Iannantuoni - ammettendo a turni solo le matricole. La presenza a ottobre è stata del 20% degli studenti". Tutti tracciati, era a disposizione anche un presidio sanitario interno che ha gestito i - per fortuna pochi - casi positivi. "Siamo zona rossa, è vero, ma l’università non si ferma - sottolinea con forza -. Siamo coinvolti nella lotta al Covid, stiamo dando un supporto agli insegnanti delle scuole per la didattica a distanza. La tutela della nostra comunità e della salute è prioritaria, siamo saldi ed equilibrati e non rinunciamo all’inaugurazione dell’anno accademico, anche se da remoto". Due dicembre, la data.

In queste settimane c’è stata una “autoriduzione” degli studenti anche alla Iulm, ma alcuni corsi erano molto frequentati . "A malincuore sposteremo tutto a distanza - sottolinea il rettore Gianni Canova - e rimanderemo al prossimo semestre i laboratori per i quali è necessaria la presenza, come il montaggio. Lo dico con amarezza ma senso di responsabilità". E con una consapevolezza: "Non si tornerà come prima. Dobbiamo trovare, con uno sforzo di immaginazione, nuovi modi di fare formazione e di vivere". Anche se, rispetto a marzo, c’è più tensione. "Da parte di tutti c’è stata irresponsabilità - sottolinea -: nella storia delle pandemie c’è sempre state una seconda, o terza, ondata. Si sarebbe dovuto lavorare per sostenere i ragazzi e diminuire il digital divide. Adesso dobbiamo tenere il timone fermo". Per non “perdere” nessuno. "I ragazzi e i bambini sono i più penalizzati - ricorda Canova, che è stato prima di tutto insegnante -. Mia figlia frequenta un liceo, quando hanno spostato tutto a distanza mi ha detto: “Papà, perché dobbiamo pagare sempre noi ragazzi per problemi che voi adulti non avete saputo risolvere?” Ha ragione lei".