Andrea Gianni
Cronaca

Milano ricorda Ugo Gobbato, il capo dell’Alfa Romeo che proteggeva gli operai dai nazifascisti

Una targa sul Muro del Portello ricorderà l’ingegnere ucciso in un agguato il 28 aprile del 1945, poco dopo la Liberazione. E spuntano nuove carte

L'ingegner Ugo Gobbato

Milano – “Dite all’Ing. Gobbato di non rompere i c....perché in caso contrario sarà prelevato anche lui". Una frase che riemerge dalle nebbie del passato, riportata in un documento del 31 marzo 1945 recuperato dai discendenti dell’ingegnere Ugo Gobbato, direttore generale dell’Alfa Romeo ucciso a colpi d’arma da fuoco il 28 aprile 1945 in viale Duilio, nei pressi della sua casa in zona Fiera.

Il documento testimonia il tentativo di Gobbato, nei giorni che precedettero la Liberazione, di ottenere attraverso un emissario il rilascio di un operaio della casa automobilistica fermato dai nazifascisti. Tentativo rispedito al mittente, con la richiesta di riferire testualmente a Gobbato la lapidaria risposta: "L’ordine di arresto è pervenuto direttamente dal Comando generale della Ss Germanica (...) Dite all’ing. Gobbato di non rompere i c...perché in caso contrario sarà prelevato anche lui". Non è l’unica azione del dirigente d’azienda, che rifiutò di iscriversi al Partito Fascista, per aiutare e proteggere gli operai dell’Alfa aderenti al movimento partigiano. Come tanti altri dirigenti d’azienda che operarono sotto il regime fascista e l’occupazione tedesca, Gobbato fu processato da un Tribunale politico formato da partigiani e, il 27 aprile 1945, assolto grazie anche alle testimonianze degli operai che intervennero in sua difesa. Il 28 aprile, però, cadde vittima di un agguato. E il processo a carico dell’operaio accusato di averlo ucciso finì nel nulla nel 1960, perché il reato era ormai estinto per effetto dell’amnistia che mise una pietra sopra alcuni dei fatti di sangue che seguirono la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Una vittima innocente che Milano ha dimenticato e alla quale, 78 anni dopo la morte, verrà dedicata una targa. "Noi discendenti ci stiamo impegnando per recuperare i tanti documenti custoditi negli archivi di famiglia – spiega Davide Pozzi, uno dei 18 nipoti dell’ingegnere – e per ricordare la sua figura di pioniere dell’industria automobilistica e innovatore. Per noi è importante anche avere un luogo di Milano che lo ricordi, nell’area dove ha speso una parte importante della sua attività lavorativa". La targa verrà appesa sabato sul Muro del Portello, dove in passato sorgeva la fabbrica dell’Alfa Romeo, nei pressi di via Gattamelata, della rotatoria Herbert Kilpin e di Casa Milan. Un’iniziativa promossa dal Registro Italiano Giulia e dal Comune di Volpago del Montello, paese natale di Gobbato, in Veneto. Sabato gli “alfisti“ verranno in trasferta a Milano e l’inaugurazione della targa, alle 11 al Muro del Portello, è solo una tappa simbolica in un programma di iniziative per ricordare Gobbato.

Alle 14.30 è in programma anche una conferenza al Museo dell’Alfa Romeo di Arese, durante la quale verrà presentato un progetto di ricerca. "Per l’Alfa Romeo e per l’industria automobilistica Gobbato è una figura fondamentale – spiega il direttore del museo, Lorenzo Ardizio – e sulla sua eredità c’è ancora molto da scoprire, anche studiando i tanti documenti custoditi nel nostro archivio".

Il progetto è promosso dal museo, dalla Fondazione Kuliscioff presieduta da Walter Galbusera, che l’anno scorso lanciò un appello al Consiglio comunale di Milano per salvare dall’oblio la figura di Gobbato, dal Centro Cultura d’Impresa, dall’Associazione Italiana Storia dell’Automobile, da Fondazione Isec, dall’Università Statale, dall’Unione Industriali di Torino e dalla famiglia Gobbato. Hanno concesso il patrocinio la Regione Lombardia, il Comune di Milano con il Municipio 8, i Comuni di Pomigliano d’Arco e Volpago. Nel comitato scientifico, tra gli altri, il biografo Marino Parolin, Ardizio e ricercatori universitari. Il primo passo per scrivere un nuovo capitolo nella storia dell’industria dell’auto, riscoprendo l’eredità di uno dei suoi pionieri.