Uccide a botte il figlioletto, la confessione del padre: "Non riuscivo a dormire"

Il piccolo aveva 2 anni

Il papà del bimbo morto

Il papà del bimbo morto

Milano, 23 maggio 2019 - Lo picchiava a mani nude. A schiaffi e pugni. Ogni volta che assumeva droga, Aljica Hrustic perdeva il controllo e se la prendeva con moglie e figlio. Ieri notte l’ennesima scarica di botte, quella fatale per Mehmed, due anni e mezzo: quando soccorritori e poliziotti delle Volanti sono arrivati nell’appartamento, in zona San Siro aMilano, non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. A ucciderlo è stato il padre, un 25enne nato a Firenze ma di origini croate, che ha detto agli agenti della Squadra mobile di aver «agito per rabbia», al culmine di una notte insonne e dopo aver fumato hashish: «Mi sono alzato dal letto e l’ho picchiato». L’uomo, rintracciato dagli investigatori dopo una fuga di 7 ore, è stato fermato con l’accusa di omicidio aggravato dal maltrattamento e dalla minore età della vittima dal pm Giovanna Cavalleri, che ha coordinato le indagini degli uomini guidati dal dirigente Lorenzo Bucossi.

Ecco i fatti. Siamo in un appartamento al piano rialzato di via Ricciarelli 22, stabile Aler che sorge in un quartiere falcidiato dalle occupazioni abusive. Pure Aljica, un precedente per riciclaggio, e la moglie 23enne connazionale Silvjia Z., più volte denunciata per furto, sono irregolari: sono entrati in casa un paio di mesi fa, pagando, raccontano i vicini, qualche centinaio di euro all’albanese che ci stava prima di loro. La coppia ha 4 figli (e un quinto in arrivo), di cui tre vivono nel bilocale (il più grande è in Croazia con gli zii): ci sono Mehmed e le due sorelline di un 1 e mezzo e 3 anni. Il contesto è degradato, tanto che il piccolo ha i piedi fasciati probabilmente per essersi ferito coi cocci di vetro a terra. Aljica non lavora, chi lo conosce racconta di giornate al bar a far nulla e dell’abitudine di fumare hashish e marijuana (come dimostrano alcune foto postate su Facebook).

È irascibile e «instabile psicologicamente», lo descrive il prozio Balco Sencic: «Due anni fa, mi ha colpito in testa senza motivo, ora merita l’ergastolo». Le violenze sono quotidiane, secondo le testimonianze dei residenti del civico 22. Soprattutto quando assume droga, Aljica se la prende con la compagna e il piccolo nato nel gennaio 2017: lo picchia con calci e schiaffi. Il calvario del bimbo va avanti per settimane, forse di più, visti i lividi sul corpo. E arriviamo a ieri. Aljica non riesce a prendere sonno e si alza, così riferirà agli inquirenti. Non si sa se in quel momento il bimbo sia piangendo o se stia dormendo, fatto sta che attorno alle 3 si scatena la furia omicida: il 25enne percuote il figlio con violenza, fino a provocarne la morte. PASSANO un paio d’ore, poi Hrustic esce di casa con le bimbe e chiama il 112: «Correte, mio figlio non respira bene». Agli agenti la donna, disperata di fianco al corpicino senza vita sul divano, sussur- ra: «È stato mio marito, ho provato a fermarlo ma ha pestato pure me». La caccia dura poche ore: l’uomo cerca rifugio a casa di un parente al Giambellino, ma gli investigatori lo scovano alle 12.30. Fuga finita.

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