
Gli incidenti stradali e i relativi danni ai mezzi denunciati all’assicurazione erano falsi, ma erano vere le polizze, intestate a ignari clienti oppure a familiari, parenti e amici dei malfattori e anche i risarcimenti ottenuti tramite carrozzieri compiacenti. Un raggiro da centomila euro, portato alla luce anche grazie al lavoro di un investigatore privato, quello subìto da Unipolsai spa che ora si è costituita parte civile al processo davanti al Tribunale di Monza che vede cinque imputati a vario titolo di associazione a delinquere, sostituzione di persona e falso.
I fatti contestati risalgono a un periodo dal 2013 al 2019 e si sono verificati tra Vimodrone, dove ha sede una filiale della società assicuratrice, Bresso e Besana Brianza, dove invece si trovavano i carrozzieri specializzati nella riparazione di auto e nella sostituzione dei cristalli. Al centro della truffa una dipendente dell’agenzia di Vimodrone, che ha già patteggiato la pena di 2 anni e 11 mesi di reclusione, mentre un anno in meno è quella concordata con la Procura di Monza dal titolare del centro cristalli di Bresso. I due hanno versato complessivamente un risarcimento dei danni di 40mila euro a Unipolsai. Ora alla sbarra si trovano alcuni loro parenti e altri presunti complici.
Sono oltre una trentina gli ignari clienti, residenti in Brianza e nell’hinterland milanese, che si sono ritrovati coinvolti loro malgrado nella macchinazione criminosa. Sono tutti parti offese nel procedimento penale, ma nessuno si è costituito parte civile perchè personalmente non hanno avuto alcun danno quando il pentolone è stato scoperchiato. Il modus operandi della presunta associazione per delinquere era sempre lo stesso: scegliere clienti della filiale di Vimodrone dove lavorava l’impiegata oppure intestare i contratti a conoscenti degli ideatori del raggiro; fare presentare alla società le false denunce di sinistri mai avvenuti. L’impiegata aveva poi il compito di intercettare e fare sparire le lettere con cui Unipolsai informava i clienti.
Infine i titolari di carrozzeria e sostituzione cristalli emettevano le fatture per ottenere dall’assicurazione gli importi degli interventi ai mezzi in realtà mai eseguiti. Soldi che poi i componenti dell’organizzazione criminale si sarebbero spartiti tra loro. Soltanto per un caso fortuito, un cliente che aveva erroneamente ricevuto la lettera di apertura pratica per un incidente che non gli risultava affatto, la società di assicurazioni aveva avuto i primi sospetti che qualcuno li stesse raggirando. Il ricorso a un investigatore privato ne aveva dato la conferma, individuando una cinquantina di casi ed era partita la denuncia. L’investigatore verrà sentito come testimone al processo a novembre.