"Trivulzio, un bavaglio ai dipendenti"

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"Evidentemente per scoraggiare i dipendenti che volessero seguire l’esempio coraggioso di chi non intende tacere di fronte a quanto di scorretto e inadeguato possa verificarsi all’interno della struttura, la direzione del Pat propone ora a tutto il personale (medici, infermieri, oss, tecnici, impiegati - che grazie al luogo stesso in cui lavorano e al servizio che esercitano devono essere responsabili verso gli utenti prima ancora che fedeli ai superiori) di firmare un codice etico che proibisce a chiunque di raccontare all’esterno ciò che avviene dentro le mura". È questo l’incipit della lettera dal titolo emblematico "Una fortezza blindata", che l’associazione Felicita, il sodalizio fondato dai parenti delle vittime dell’ondata di decessi da Covid al Pio Albergo Trivulzio, ha vergato per denunciare - come vi si legge - una "iniziativa che pare rivolta a silenziare le fonti dirette di informazione, togliendo alla stampa la possibilità di condurre inchieste su quella che dovrebbe essere un’amministrazione massimamente trasparente in quanto deputata a proteggere persone fragili".

E ancora: "Ignorando il fatto di essere un’istituzione controllata da enti pubblici (Regione e Comune), il Pat chiede inoltre al fantomatico Comitato Parenti - l’unico organismo di rappresentanza, unilateralmente riconosciuto dalla Direzione e dal quale noi, come altre associazioni, siamo sempre stati esclusi - di firmare un documento che vincola alla riservatezza. Nessun margine ai casi di coscienza, dunque, né per il personale né per i familiari degli anziani. La lezione imparata dal Covid non è quindi quella di una maggior apertura e collaborazione tra i soggetti coinvolti nella delicata e complessa gestione di vite umane nelle Rsa ma la chiusura totale della fortezza. Comune di Milano e Regione Lombardia non hanno nulla da dire?", concludono.

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