Bruno
Villois
Milano in particolare, ma anche l’intera Lombardia,svettano a livello socio-economico, la continua evoluzione porta ad uno sviluppo pari a quello delle nazioni più virtuose, ahimè quel che difetta, e non certo in maniera irrilevante, è il trasporto su ferro dei treni locali, la cui qualità ed efficienza. I collegamenti, certamente imputabili a Rete Ferrovie Italia, sono fermi a quelli del boom economico degli anni 60, peccato che da allora la domanda di mobilità è aumentata di almeno 5 volte. Ma non va certo meglio per la parte treni, la cui maggioranza ,soprattutto per le province, compreso Milano, è sovente infrequentabile, non tanto per le pulizie, migliorate dopo il Covid, ma per l’incapacità della programmazione dei numero dei vagoni. Uno degli itinerari più frequentati dai pendolari e quello verso nord, nelle ore di punta solo a fasi alterne viene disposto il raddoppio dei vagoni, situazione che crea disagi insostenibili per chi quotidianamente, oltre 100mila persone al giorno, ne deve usufruire. Il problema dei ritardi è chiaramente collegato alla carenza di rete, con molte zone ancora a binario unico, ma il costo dei ritardi si ripercuote sull’economia quotidiana come un vero macigno, sia per colui che lo subisce obbligandolo ad anticipare la partenze, sovente senza successo, data la dimensione del ritardo, ma anche per le imprese di ogni tipo, i cui addetti costantemente subiscono ritardi. A fronte di questa precarietà i soggetti preposti all’erogazione dei servizi fanno troppo poco o forse nulla per ridurre ,almeno in parte , le due maggiori componenti di loro responsabiltà: l’insufficienza dei vagoni e i ritardi. Eppure una linea, quella per Malpensa, sia da Centrale che da Stazione Nord, funziona e funziona bene, i treni sono moderni e i ritardi limitati. Il futuro di Milano, e dell’intera Lombardia, per poter proseguire per ottenere sempre più risultati dovrà sapere offrire una mobilità pubblica di qualità, una mobilità che ogni anno si allarga grazie allo straordinario incremento del Turismo.