Simba la Rue e la faida dei trapper: scarcerato, va in comunità agli arresti domiciliari

La decisione del Tribunale del Riesame anche in considerazione delle condizioni mediche del 20enne

Simba La Rue

Simba La Rue

Il trapper 20enne Simba La Rue, all'anagrafe Mohamed Lamine Saida, arrestato a fine luglio nell'inchiesta milanese con al centro una faida tra gruppi rivali di giovani, è stato scarcerato su decisione del Riesame e andrà ai domiciliari in una comunità assistenziale.

I giudici hanno accolto, infatti, l'istanza del suo legale, l'avvocato Niccolò Vecchioni, che ha fatto presente, anche con una consulenza medica, che le condizioni del giovane, che deve essere operato ad una gamba, non sono compatibili con la detenzione in carcere.  Simba, infatti, a metà giugno aveva subito un agguato ed era stato ferito gravemente a coltellate ad una gamba a Treviolo, provincia di Bergamo.

Un'istanza della difesa per la scarcerazione era stata respinta l'11 agosto scorso dal gip e da qui il ricorso al Riesame, che oggi l'ha accolto. La comunità in cui andrà Simba, come sottolineato in una memoria della difesa, è "un contesto ambientale certamente adeguato a garantire il recupero psico-fisico" del 20enne, che poi dovrà subire un'operazione alla gamba. In queste settimane, come spiegato dal difensore, il giovane è stato portato sì in ospedale alcune volte, ma «non è stato ancora operato».

Per Simba, arrestato il 29 luglio assieme ad altri 8 giovani della sua 'crew' in contrasto con quella di Baby Touché, il gip Guido Salvini, un mese fa circa, aveva detto no ai domiciliari in comunità, perché dal giovane "non è pervenuta alcuna accettazione e disponibilità in merito a un programma di recupero che comporterebbe un distacco dallo stile di vita sinora assunto".

Il giudice aveva, però, stabilito, dopo una perizia medico legale, che il 20enne potesse uscire dal carcere e andare a farsi operare in ospedale. È arrivata, poi, l'istanza della difesa contro la decisione del gip, nella quale il legale ha sottolineato che Simba si trova "in una situazione patologica di particolare gravità che non può essere ignorata ai fini del giudizio sul grado delle esigenze cautelari".

La difesa ha fatto anche presente che quando è stato portato a San Vittore a fine luglio "si trovava ricoverato presso l'Ospedale di Lecco" dove "era giunto in condizioni critiche". A distanza di quasi un mese dalla decisione del gip, il 20enne, scriveva la difesa, "non è ancora stato trasferito presso alcuna struttura ospedaliera ma resta collocato nell'infermeria del carcere San Vittore". E considerando «la potenziale incidenza in modo irreparabile della detenzione sulla salute dell'indagato» a fine agosto la difesa ha nominato "un proprio consulente medico-legale, la dottoressa Ombretta Campari". Oggi l'istanza sulla «incompatibilità» col carcere è stata accolta dal Riesame (motivazioni tra 30 giorni). In comunità il giovane, spiega la difesa, riceverà sia un trattamento 'psico-educativo' che cure per la «fase preparatoria al ricovero ospedaliero".

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