
Teschi e ossa recuperate dai carabinieri
Milano, 9 settembre 2018 - Tibie. Peroni. Omeri. Crani. Scheletri interi. Resti umani disseppelliti nell’Est Europa e custoditi a casa di professionisti insospettabili, pronti a rivenderli con notevole guadagno. Il commercio illegale, vietato dal regolamento di polizia mortuaria varato per decreto nel 1990 e punito con una sanzione amministrativa, è stato scoperto dai carabinieri della Compagnia Monforte di Milano: indagati un ingegnere, un commercialista e un tecnico informatico, residenti tra Lombardia e Piemonte, tutti incensurati sulla quarantina e a loro dire inconsapevoli del reato commesso a più riprese. L’indagine dei militari, coordinati dal maggiore Maurizio De Angelis e dal pm Francesco Cajani, parte il 28 agosto, quando nella filiale della società di spedizioni Ups di via Fantoli (come vi avevamo già raccontato sul Giorno) un addetto al controllo ai raggi X dei pacchi diretti oltre Oceano vede nel monitor qualcosa di strano: apre la scatola e si ritrova davanti un teschio. Immediata la chiamata al 112: gli investigatori prendono in consegna il reperto e lo portano al Labanof, il laboratorio di antropologia forense della Statale diretto da Cristina Cattaneo. Passano 24 ore e stavolta sono gli agenti delle Volanti a intervenire all’interno dei capannoni in zona Mecenate: altri due crani rinvenuti con la medesima modalità.
Gli approfondimenti dei carabinieri, che indagano su entrambi i ritrovamenti, partono dai mittenti, cioè i tre insospettabili poi denunciati a piede libero. Le perquisizioni consentono agli investigatori di recuperare un’altra quindicina di reperti. Secondo quanto appreso finora, si tratta di ossa umane disseppellite in Repubblica Ceca e da lì vendute in Italia su eBay e Facebook. I compratori di casa nostra, a loro volta, piazzavano il materiale all’estero, con ricavi tutt’altro che trascurabili: uno scheletro intero acquistato inizialmente a 100 euro veniva smerciato a 600. I mercati di riferimento: gli Stati Uniti (il primo pacco era destinato alla californiana San Francisco) e la Svizzera. Gli acquirenti finali: in gran parte collezionisti e artisti che usano le ossa per creare oggetti intarsiati e gioielli; escluso al momento l’utilizzo dei resti umani per messe nere e riti satanici.
L’indagine è appena iniziata, e i prossimi sviluppi passeranno anche da un coinvolgimento dell’Europol: bisogna innanzitutto individuare il luogo esatto in cui sono state trafugate le ossa per datarle con precisione; inoltre, sarà effettuata una verifica sugli acquirenti finali e sul motivo che li abbia spinti a pagare centinaia di euro per entrare in possesso di quei reperti. Per quanto riguarda i tre indagati, il fatto che non abbiano usato nomi falsi alla casella «mittente» fa pensare che fossero in buona fede, sicuri della liceità della compravendita (il che non li metterà al riparo dalle sanzioni del caso). Per adesso, non sono emersi contatti tra loro, ma le verifiche della Squadra reati informatici della Procura sono ancora in corso.