Torre dei Moro distrutta, inizia la battaglia in tribunale: "Vite a rischio per risparmiare"

Lunedì si apre l’udienza preliminare a carico di costruttori e fornitori, gli inquilini si costituiranno parti civili. Le polemiche: non c’è stata una svolta sulla sicurezza, manca un monitoraggio degli edifici pericolosi.

Torre dei Moro in fiamme

Torre dei Moro in fiamme

Sul sito internet della Moro Real Estate sono scomparse le tracce, fra i progetti realizzati dal 1936, della torre in via Antonini andata a fuoco il 29 agosto 2021. Si intitolava "La Torre da vivere" il libretto patinato che la venditrice Stefania Grunzweig aveva consegnato agli acquirenti degli appartamenti che, invece, in quell’edificio hanno rischiato di morirci. Colpa, secondo la Procura, di una serie di "macroscopici vizi di progettazione ed esecuzione" delle facciate a vela, fatte di pannelli altamente infiammabili che hanno trasformato la torre in una torcia quando, per un caso fortuito, è divampato l’incendio su un balcone al quindicesimo piano.

Lunedì si aprirà l’udienza preliminare davanti al gup, durante la quale i residenti (la famiglia Moro ha disposto una fideiussione che potrà essere escussa dal condominio per un importo di 6 milioni di euro e da Reale Mutua per 10 milioni solo dopo una eventuale sentenza di condanna) si costituiranno parti civili.

Primo passo in una lunga battaglia giudiziaria, con al centro le responsabilità del disastro. Il pm Marina Petruzzella, dopo aver chiuso le indagini a carico di 18 persone accusate di disastro colposo, ha chiesto il processo. Tra gli imputati Roberto Moro, amministratore di Moro Costruzioni, general contractor, 3 responsabili (tra cui Grunzweig) della committente Polo srl. E ancora un dirigente e un funzionario dei vigili del fuoco che diedero il parere favorevole con cui Polo ottenne "il certificato prevenzione incendi" nel 2011. In più, sei responsabili di Zambonini, che si occupò dei lavori delle "vele", e l’amministratore della ditta che commercializzava in Italia i pannelli Larson prodotti dalla spagnola Alucoil.

Per quasi 10 anni i tecnici della Zambonini e i responsabili Alucoil, come risulta dalle email, discussero della "pericolosità dei pannelli Larson Pe". Nessuno si preoccupò, nemmeno dopo il disastro della Grenfell Tower sulla quale erano stati piazzati pannelli Acp identici ai Larson Pe. Questi ultimi avrebbero garantito un risparmio di circa un euro al metro quadro, rispetto ad altri "fire proof".

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