Tifoso morto prima di Inter-Napoli: tra i 30 indagati l’erede del fondatore dei Boys

Follia ultrà di padre in figlio

Gli scontri fra ultras e Daniele Belardinelli

Gli scontri fra ultras e Daniele Belardinelli

Milano, 12 gennaio 2019 - Una trentina gli indagati, metà dei quali sono ultrà napoletani. E tra quelli interisti spunta il nome del figlio del capo storico dei Boys, Alessandro Caravita. Intanto martedì sarà fissata la data dell’autopsia sul corpo di Daniele Belardinelli, conosciuto da tutti con il nome di Dede, il tifoso di 39 anni del Varese gemellato con l’Inter, morto dopo essere stato travolto da una o più auto durante gli scontri del 26 dicembre a Milano, prima della partita tra la squadra nerazzurra e il Napoli.

Martedì, nel pomeriggio, come si legge nell’atto notificato ieri ai legali degli indagati (tutti per omicidio volontario e rissa aggravata), la Procura conferirà l’incarico ai suoi consulenti tecnici in vista dell’esame autoptico sul corpo di Belardinelli e degli altri accertamenti non ripetibili sugli abiti della vittima e sulle auto già bloccate e quelle in via di sequestro, atti ai quali potranno partecipare anche gli eventuali tecnici incaricati dagli indagati.

Su questo fronte, sul versante interista oltre ai tre ultrà arrestati il giorno dopo gli scontri (uno ora ai domiciliari), il capo dei Boys Marco Piovella anche lui a San Vittore e lo storico fondatore dei Vicking, indagato, Nino Ciccarelli, è entrato a pieno titolo nell’inchiesta anche Alessandro Caravita, figlio di 19 anni di Franco, lui pure storico fondatore e capo dei Boys dell’Inter. Caravita, sentito come testimone, è passato poi tra le file degli indagati. Il giovane, a differenza del padre che ha vecchi precedenti specifici, è incensurato.

Sull'altro versante, quello partenopeo, sarebbero invece una quindicina gli indagati dalla Procura milanese per il reato di omicidio volontario e rissa. È emerso dopo il punto che le Digos di Milano e di Napoli hanno fatto sulle indagini per gli scontri di via Novara. Già la scorsa settimana la Digos aveva allargato il cerchio dei napoletani coinvolti nella rissa e aveva individuato le prime otto persone, tre su un’auto e cinque su un’altra. Una di queste è un minore, la sua posizione è stata stralciata con la trasmissione degli atti alla Procura per i minori di Milano.

Resta intanto sotto sequestro la Volvo nera, prima auto del corteo napoletano tra quelle riconosciute nelle immagini delle telecamere fisse, così come una seconda auto scura che presenta ammaccature compatibili con un incidente. Per altre tre vetture visibili nei fermo immagine di quegli istanti, il provvedimento di sequestro sarebbe imminente. Le analisi scientifiche su tutte le auto potrebbero svolgersi con la formula dell’incidente probatorio.

Intanto, nei giorni scorsi, la Procura ha messo sotto la lente anche il piano di sicurezza della questura per valutare eventuali errori organizzativi.

 

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