Tifoso investito prima di Inter-Napoli: preso l’ultrà amico dei boss

È un imprenditore di 39anni l’uomo arrestato, su Facebook postava foto di Cutolo. Lunghe indagini tra l’omertà dei gruppi organizzati

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

Milano, 19 ottobre 2019 - Quando gli ultrà interisti invasero la carreggiata con mazze, coltelli e bastoni, lui non fece nulla per evitarli. Anzi, diede un’accelerata e con l’auto finì per travolgerne uno passandogli sopra con le ruote. Era il 26 dicembre dell’anno scorso prima di Inter-Napoli a San Siro, e sull’asfalto rimase Daniele (Dede) Belardinelli, 39 anni, ultrà varesino gemellato con i nerazzurri milanesi. Quasi dieci mesi dopo, ieri è finito in cella Fabio Manduca, anche lui 39enne, il tifoso napoletano che quella sera guidava una Renault Kadjar con altri 4 ultrà a bordo e che ora la procura di Milano accusa di omicidio volontario per aver provocato la morte di Belardinelli.

Non è stata un’indagine semplice, quella condotta dagli agenti della Digos e coordinata dai pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri con il procuratore aggiunto Letizia Mannella. Il muro di «omertà» eretto dagli ultras del Napoli – ma anche dagli stessi interisti – è stato scalfito solo grazie alle intercettazioni telefoniche, a un’analisi minuziosa fotogramma per fotogramma dei video e alle perizie medico-legali che hanno consentito di individuare le tracce dell’auto che investì Belardinelli. Manduca, che era alla guida della Kadjar ripresa dalle telecamere della zona, ha una sfilza di precedenti penali e contatti con la camorra. Quella sera era per lo meno «consapevole», scrive il gip Guido Salvini, che avrebbe potuto uccidere Belardinelli; in parole povere, ne accettò il rischio, vista quale fu la sua condotta. Infatti dopo aver sorpassato un’Audi A3 che era davanti a lui, Manduca non avrebbe fatto alcunché per evitare gli interisti che avevano invaso la carreggiata ma anzi si diresse contro di loro, quasi puntando l’ultrà avversario senza poi fermarsi a socccorrerlo. Salvo scendere di lì a poco insieme agli altri quattro a bordo (anche loro tra gli indagati) ma solo per verificare le condizioni della vettura.

«Hanno preso il disgraziato che ha ammazzato mio figlio, non mi cambia la vita, ma spero di vederlo faccia a faccia», ha scritto la madre della vittima su Facebook. «Misura cautelare a effetto dopo 11 mesi di costose indagini», critica invece l’arresto l’avvocato Diego Cuomo, difensore dell’ultrà. Qualche mese fa Manduca, sempre attento nel parlare al telefono ma rapido nel tentativo di condizionare la testimonianza di uno dei passeggeri della sua auto, parlando con un amico si lasciò andare al cellulare a una frase diventata una delle prove a carico, assieme alle «ammaccature» della Kadjar: «Qual omicidio, chill se vuttat iss annanz a machin, frà (quale omicidio, quello si è lanciato lui davanti alla macchina, fratello, ndr )».

«Emerge con chiarezza che Manduca ha piena consapevolezza dell’investimento», conclude il gip Salvini. Lui che su Facebook ha messo immagini di Raffaele Cutolo, che col fratello ha un’impresa di pompe funebri coinvolta in un’inchiesta che ha portato al sequestro di società «riconducibili alla famiglia Cesarano, legata a sua volta ai clan camorristici dei Nuvoletta e dei Polverino di Marano». E ha un «forte legame» con Giancarlo Franco, fratello di Vincenzo Franco, leader del gruppo ultrà dei “Mastiffs” «che riveste un ruolo nel ‘sistema’ di spaccio di droga di cui era a capo» Gennaro De Tommaso, meglio noto come “Genny ’a carogna”.

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