Terzo polo al Pirellone Dall’ex salviniano ai civici già pro-Sala "Noi oltre il bipolarismo"

Nel nuovo gruppo Strada dal centrosinistra e Senna dalla Lega. Calenda: "Con Moratti sfidiamo destra e sinistra. Il Pd andrà coi 5S". Carretta ai fu alleati: voi opposizione perenne. I dem: siete al 12%

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di Giulia Bonezzi

A sinistra, guardando il tavolo, Elisabetta Strada ex Lombardi civici europeisti, già consigliera comunale a Milano eletta nelle liste di Pisapia e di Sala, al Pirellone con la lista Gori. A destra, sempre del tavolo, Gianmarco Senna, già leghista salviniano. Gli estremi sono occupati, a chiasmo, da Mariastella Gelmini, ex forzistissima, oggi vicesegretaria e portavoce di Azione, e da Maria Chiara Gadda, ex Pd, oggi coordinatrice regionale di Italia viva. Al centro della foto il leader di Azione Carlo Calenda, tra il presidente di Iv Ettore Rosato e Niccolò Carretta, anche lui ex lista Gori-Civici e sino a ieri unico consigliere regionale di Azione (ne è anche il segretario lombardo), che sarà a capo di questo nuovo gruppo al Pirellone battezzato "Azione-Italia viva-Lombardia civica 3.0". In breve, il Terzo polo in Lombardia.

Calenda perimetra un arco costituzionale "di persone con provenienze diverse. Sono liberali, riformisti, popolari, repubblicani come me, che si mettono insieme per evitare che la politica continui a essere una sterile estremizzazione" e "per vincere in Lombardia dopo trent’anni di destra". Obliterando il tripolarismo che esplose coi 5 Stelle "né di destra né di sinistra" già alle politiche del 2018, Calenda annuncia che la missione è "scomporre il bipolarismo forzato dalla Seconda Repubblica, che ha obbligato queste persone a schierarsi da una parte o dall’altra, in formazioni sempre più polarizzate", e spiega che sarà un’"operazione di pacificazione". Che "molti bussano, il discrimine è la qualità. E non posso accogliere chi non è liberale". Che l’ingresso di Senna non è un tentativo di "scalare" la Lega, e colloca il gruppo all’opposizione di Attilio Fontana, "che ha fatto malissimo, sulla pandemia ma non solo".

Nel terzopolismo 3.0 le differenze di visione si esprimono in pubblico. Così se il consigliere regionale Senna, pur confessando che "da tempo faticavo a riconoscermi nelle scelte" della Lega, ringrazia Salvini e rifiuta di bocciare Fontana ("Sarei ipocrita. Il sistema ha bisogno di un tagliando, ma non butterei il bambino con l’acqua sporca"), Strada non smette di chiamare "amici quelli che oggi sostengono Majorino", Pierfrancesco del Pd candidato del centrosinistra. Diversamente da Senna, Calenda ritiene che Majorino "non è un estremista" ma "rappresenta una linea molto di sinistra e non vuole nessun dialogo".

"Dialogare" è il leitmotiv del leader azionista: festeggia l’incontro concesso dal premier Meloni sulla manovra, e se la Lega "di Salvini è disastrosa", comunque in Friuli "dialogheremo con Fedriga", il ricandidato del Carroccio. In Lombardia invece il loro candidato è Letizia Moratti, già ministra di Berlusconi e sindaca col centrodestra, nonché vice di Fontana fino a poco più di tre settimane fa. "Sarà una grande sorpresa", promette Calenda, e "non mi viene esempio migliore" per incarnare lo spirito terzopolista: "Viene da una famiglia liberale repubblicana, il papà è stato partigiano. Si è occupata di sociale, ha portato a Milano l’Expo, Beppe Sala era il suo city manager. Una persona capace che è entrata nel campo del centrodestra e l’ha visto estremizzarsi. Allora c’era un muro di Berlino, oggi invece siamo un centro riformista autonomo, che sfida sia la destra che la sinistra".

Quanto al dialogo con la seconda, Calenda giura che col Pd "l’abbiamo cercato in tutti i modi, ma loro si sono divisi e non si è capito più nulla. Nel Lazio la decisione è stata diversa perché c’è una persona capace, qui potevano fare uno sforzo loro". Dà per scontata una futura alleanza dem-grillini sia in Lombardia che nazionale: "In Italia ci saranno tre poli: la destra di Meloni, la sinistra di Conte e noi". "Le porte della nuova casa che stiamo costruendo sono aperte", aggiunge il capogruppo Carretta, specificando "ai colleghi di minoranza che si cullano in una comfort zone dell’opposizione perenne in Lombardia" che "siamo in campo per vincere".

"Se è in imbarazzo può tornare nel centrosinistra", ribatte il capogruppo del Pd Fabio Pizzul, e il segretario lombardo Vinicio Peluffo a Calenda: "Viene a riproporci il tatticismo che ha permesso alla Meloni di andare al governo, ma i lombardi sono concreti. Noi sì puntiamo a vincere: la legge elettorale dice che bisogna prendere almeno un voto in più, il terzo nemmeno entra in consiglio. I sondaggi iniziano a raccontare la verità, che la Moratti prevalga col 12% è bizzarro". È più o meno la percentuale indicata da un sondaggio commissionato dal Fatto quotidiano, che dà Fontana al 45%, Majorino al 30% e i 5 Stelle all’11%. La testata molto vicina agli umori della base grillina titola: "Il Pd spera solo coi 5S".

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