
Il giorno prima, la trattativa si è conclusa con un nulla di fatto. Il giorno dopo, è andata ancora peggio ai cinque truffatori: sono stati bloccati in flagrante dalla polizia e denunciati. La storia inizia lunedì, quando gli agenti del commissariato Centro vengono a sapere che un locale di via Mengoni è stato teatro di un tentato raggiro con la tecnica del rip-deal, quella che parte da uno scambio programmato di banconote e si conclude con un furto o una rapina dei soldi veri portati all’appuntamento dalla vittima.
Gli investigatori hanno capito che la banda avrebbe riprovato il colpo l’indomani (la stessa sala è stata prenotata con la medesima carta di credito), e così martedì mattina hanno organizzato un servizio di osservazione nei pressi dell’esercizio commerciale a due passi da piazza Duomo. A mezzogiorno si sono palesati tre uomini vestiti di tutto punto, in compagnia della persona da derubare, un cittadino macedone: quest’ultimo è entrato con due dei truffatori, mentre il terzo del gruppo è rimasto fuori a fare da "palo"; a distanza, in via Santa Margherita, c’erano altri due uomini, in attesa su un’auto. A quel punto, gli agenti in borghese hanno deciso di intervenire e di controllare tutti: i due uomini entrati nel locale, italiani di origini balcaniche, avevano con loro una macchinetta contasoldi, un borsello con 10mila euro in contanti (in pezzi da 200) e un sacchetto di stoffa con 100.200 euro in banconote da 200 con la scritta facsimile, divisi in dieci mazzette; tutti soldi falsi, se non per due sole banconote autentiche in cima che avrebbero dovuto fare da specchietto per le allodole.
Erano veri anche i mille euro in pezzi da 50 sequestrati al "palo", un italiano di origini libanesi. Il macedone ha spiegato ai poliziotti di essere stato contattato tempo prima da un intermediario, che via mail gli aveva proposto un consistente scambio di denaro sull’asse Italia-Turchia: secondo gli accordi, lui avrebbe ricevuto a Milano 100mila euro, mentre il figlio, in Turchia, avrebbe dovuto consegnare l’equivalente di 90mila euro in moneta turca. Il piano, saltato grazie al blitz degli investigatori, si sarebbe verosimilmente concluso così: i truffatori avrebbero incassato i 90mila euro veri all’estero, lasciando all’ignaro macedone un cumulo di carta straccia.
I cinque componenti della gang, molto esperti in materia a giudicare dalle modalità del raggiro con tempi lunghi e necessità di quattrini per l’organizzazione, sono stati denunciati in stato di libertà con l’accusa di tentata truffa aggravata in concorso. Quella del rip-deal è una tecnica che richiede una preparazione meticolosa del raid e che però garantisce lauti guadagni ai criminali che la utilizzano abitualmente. Basti dire che nel marzo scorso l’Anticrimine della Questura ha messo i sigilli al patrimonio accumulato negli anni dal truffatore seriale Paolo Lisi: una villa con box e giardino a Lainate, un altro appartamento, due terreni a Imperia e vari conti correnti bancari per un ammontare complessivo prossimo ai due milioni di euro.
Nicola Palma