
Viaggio tra gli studenti del Carducci e del linguistico Manzoni. Gettonatissima la traccia sul “rispetto“
Tracce promosse. Programmi bocciati o, almeno, rimandati a settembre. "Perché quest’anno non abbiamo incontrato né Pier Paolo Pasolini né Tomasi di Lampedusa, ma soprattutto a scuola non si studiano ancora Falcone e Borsellino e non si parla di mafia: ci fermiamo ancora alla Guerra Fredda", scuotono la testa gli studenti all’uscita della civica Manzoni, che sono però soddisfatti per i temi che si sono trovati sul foglio. "Tutti ci aspettavamo l’intelligenza artificiale però le tracce erano fattibili e interessanti. Secondo me si dovrebbe arrivare alla prima e seconda guerra mondiale in quarta per potere arrivare fino ai giorni d’oggi in quinta", conferma Emma Spelta, che frequenta l’indirizzo tecnico e ha scelto la traccia sulla parola “rispetto“ prima di guardare al futuro: Scienze politiche alla Statale di Milano. Il primo a uscire dal cancello del classico Carducci - alle 12.48 - è Pietro Ponzoni, 18 anni. "Ho scelto la traccia su Roosevelt e ho parlato dei mezzi di comunicazione di massa e dei rapporti con il potere", racconta. Anche la sua classe non ha affrontato né Pasolini né il Gattopardo. "Io ho scelto Pasolini – viaggia controcorrente Sara Brahåmmar del linguistico Manzoni –, non era nei nostri di programmi e puntavo su Montale, ma mi è piaciuto molto il testo, che apriva a riflessioni sul tema del tempo e della natura. Sono molto soddisfatta, l’orale preoccupa di più". Prima dovrà affrontare inglese, ma con serenità, d’altronde lo parlerà tutti i giorni anche all’università: ha scelto Relazioni Internazionali alla Cattolica.
Anche Anita Brambilla non si aspettava gli autori scelti per la maturità 2025. "Non proprio due classiconi", sottolinea, così ha optato per il rispetto: "Ma le tracce erano tutte fattibili, forse la più complicata era quella sulla geologia (tratta dal testo di Telmo Pievani, ndr) – racconta –. Ho scritto di guerre e femminicidi". Stessa traccia scelta da Giulia Galbati, prima studentessa a consegnare lo scritto al Carducci: "Siamo allenati a scrivere in tre ore, ho avuto il tempo anche per rileggerlo – confessa –. Ero indecisa sul Gattopardo, ma tutte le tracce permettevano di esprimerti anche se non avevi trattato l’argomento in classe. D’altra parte con i programmi bisogna fare delle scelte". E anche lei nei prossimi giorni sarà chiamata a farlo: "Sociologia o psicologia? L’area è quella". Ma prima le toccherà aprire il vocabolario di latino e chiudere il primo esame di Stato in presenza: quello di terza media per questa generazione di maturandi è stato in “Dad“, in piena pandemia. La prima superiore è stata a singhiozzo, ma poi sono riusciti a riafferrare il valore della classe in presenza. "Che ci era mancata sì", confermano all’uscita dalla prima prova. Maria Di Stefano archivia il testo col sorriso: "Sono contenta". Anche di avere scelto l’indirizzo classico: "Lo rifarei, anche se tanti miei amici non sono stati così fortunati con la scelta".
Si chiude con una domanda: ha senso ancora la maturità? "Massì – sentenziano Sara e Anita –. Forse più per sfida personale, per chiudere un cerchio. Siamo preparati".