Tangenti in Lombardia, il messaggio di Petrone: "C’è una linea della morte per me e te"

Una frase intimidatoria che per i magistrai incastra l'ex assessore all’urbanistica di Gallarate

Gli arresti sono scattati lo scorso 7 maggio sulla base delle indagini disposte dalla Dda

Gli arresti sono scattati lo scorso 7 maggio sulla base delle indagini disposte dalla Dda

Milano, 25 maggio 2019 - «Bisogna riportare umanità in questa vicenda». La difesa ha chiesto che sia messo agli arresti domiciliari Alessandro Petrone, ex assessore all’urbanistica di Gallarate, tra gli arrestati lo scorso 7 maggio nell’inchiesta della Dda milanese sul sistema di corruzioni e appalti pilotati in Lombardia. La richiesta di scarcerazione per Petrone è stata discussa davanti al tribunale del Riesame dall’avvocato Concetto Daniele Galati, il quale al termine dell’udienza ha spiegato che «non si capisce perché una persona incensurata, che non ha precedenti specifici, debba stare in carcere quando anche agli arresti domiciliari, che prevedono una sorta di isolamento e l’impossibilità di avere contatti con l’esterno, è impossibile che possa inquinare le prove». Il legale ha aggiunto di aver sollevato nel corso dell’udienza la nullità dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Raffaella Mascarino e l’eccezione di competenza territoriale, ritenendo che le indagini per il filone che riguarda il suo assistito debbano essere spostate da Milano a Gallarate, e quindi alla magistratura di Varese.

Tra le intercettazioni che spuntano dalle carte dell’inchiesta c’è una frase significativa: «C’è una linea della morte per te e per me». Con questo messaggio, finito agli atti, Alessandro Petrone si sarebbe rivolto a uno dei tecnici che stavano elaborando le varianti al Piano di governo del territorio (Pgt) affinché vi inserisse i suoi desiderata. Il messaggio, ritenuto intimidatorio, spunta nelle carte depositate nel corso dell’udienza al Riesame, ma non sarebbe stato trovato però nel cellulare dell’ex assessore, perché, risulta dagli accertamenti, dal 2018 avrebbe installato sul suo smartphone un servizio di messaggistica in grado di criptare e quindi rendere invisibile o distruggere i contenuti. Il messaggio invece è stato individuato nel telefono di una terza persona, ora indagata, che si sarebbe prestata a recapitare materialmente questo ed altri messaggin.

Il messaggio «c’è una linea della morte per te e per me», secondo gli investigatori, comproverebbe che Petrone avrebbe premuto su uno o più tecnici esterni per fare inserire le varianti da lui richieste, tra queste anche quella sul terreno in cui è sorto il supermercato Tigros (per il caso il suo patron Paolo Orrigoni è indagato). Sempre ieri si è tenuta anche l’udienza sulla richiesta di revoca dell’obbligo di firma del dirigente di Afol metropolitana Giuseppe Zingale. Nei confronti di Zingale, uomo vicino al forzista Gioacchino Caianiello, è stato disposto l’obbligo di firma: è coinvolto nell’episodio di istigazione alla corruzione del presidente della Regione Attilio Fontana in quanto, secondo la procura, avrebbe proposto a Fontana consulenze in favore di Luca Marsico in cambio della sua nomina, mai avvenuta, alla direzione generale Istruzione Lavoro e Formazione della Regione.

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