Tangenti in Lombardia: Zingale resta in cella, ma adesso vuol parlare con i pm

Arrestato il 14 novembre per corruzione, è finito nella maxi indagine ribattezzata “mensa dei poverì”

L’ex direttore generale di Afol, Giuseppe Zingale

L’ex direttore generale di Afol, Giuseppe Zingale

Milano, 26 novembre 2019 - Resta in carcere l’ormai ex direttore generale di Afol Giuseppe Zingale. Arrestato il 14 novembre per corruzione, è finito nella maxi indagine ribattezzata “mensa dei poverì” che ha portato agli arresti domiciliari anche l’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi e l’ad dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni. L’accusa di corruzione per l’ex dg Zingale (licenziato pochi giorni prima dell’arresto) riguarda un contratto di consulenza per 21 mila euro, formalmente affidato da Afol all’avvocatessa Maria Teresa Bergamaschi, pure lei indagata, in cambio della «retrocessione» di 10 mila euro come «regalo di Natale» all’ex dirigente, avvenuta anche attraverso una società di Comi.«Getta una luce inquietante sulla personalità» - scrive il giudice - la vicenda delle presenza da lui «imposta» all’interno dei Centri per l’impiego (Cpi) sparsi nel Milanese dei banchetti del patronato Epas, gestito da Peppino Falvo, l’ex coordinatore regionale dei cristiano popolari il cui nome è emerso nell’indagine “Krimisa” sui legami con la ’ndrangheta.

Emerge dagli atti - scrive il giudice - come Afol fosse «in realtà lo strumento utilizzato da Zingale come terreno di scambi politici, economici ed elettorali». Intanto la difesa di Comi ha chiesto al Riesame la revoca dei domiciliari, mentre venerdì è stato sentito ancora una volta Nino Caianiello anche dal pm antimafia Alessandra Cerreti. Orrigoni, da parte sua, si dimetterà dalle cariche in Tigros, sperando così di poter tornare poi in libertà.

 

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