ANNA GIORGI
Cronaca

Tangenti e appalti, interrogatorio fiume: l'imprenditore D'Alfonso "collabora"

L’uomo legato alla ’ndrangheta ha risposto a tutte le contestazioni

Le intercettazioni

Milano, 19 giugno 2019 - Un interrogatorio fiume al sesto piano, uffici della direzione distrettuale antimafia, di palazzo di giustizia. Il primo interrogatorio per Daniele D’Alfonso che ieri ha deciso di «collaborare» parlando fino a tarda sera. L’imprenditore è entrato nell’ufficio dei pm alle 15 ed è uscito alle 21, ma non è finita. Come 27 anni fa, in piena Tangentopoli, sono sempre di più gli imprenditori, i professionisti e i funzionari che raccontano davanti al pool di magistrati i contorni dei loro affari e contribuiscono a dipanare - almeno in parte - una trama fitta di intrecci tra affari e politica e in qualche caso anche di legami con mafia e ’ndrangheta. Supermercati, edilizia, municipalizzate, sanità. Nessun settore è escluso. Per gli inquirenti il personaggio principale di questo sistema corrotto al centro dell’indagine è proprio l’imprenditore del settore rifiuti e bonifiche ambientali Daniele D’Alfonso della Ecol-Service srl, arrestato il 7 maggio scorso e da allora in carcere.

D’Alfonso risponde dell’aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta, perché con gli appalti ottenuti in cambio di tangenti avrebbe dato lavoro agli uomini della famiglia calabrese dei Molluso di Buccinasco. D’Alfonso inoltre, secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori, avrebbe avuto a libro paga il consigliere comunale milanese e vice coordinatore lombardo di FI Pietro Tatarella, stipendiato con 5mila euro al mese. In cambio il consigliere avrebbe favorito l’imprenditore negli appalti dell’Amsa, in particolare, e l’avrebbe introdotto in altri appalti a Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare di FI Diego Sozzani. Nell’ultimo mese di inchiesta del procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, sono venuti a galla finanziamenti illeciti al deputato azzurro Diego Sozzani, all’ex consigliere regionale forzista Fabio Altitonante e pure al partito «Fratelli d’Italia» (a livello locale). In una intercettazione Daniele D’Alfonso spiegava: «Mi ha fatto dieci cose per centomila, ok, e sto guadagnando».

D’Alfonso parlava, intercettato, di una presunta tangente da 100 mila euro in favore di Mauro De Cillis, responsabile operativo di Amsa, l’azienda milanese di servizi ambientali, finito in carcere. Prima di lui qualche settimana fa il suo collaboratore e capo tecnico Matteo Di Pierro, aveva collaborato con la Procura ottenendo la scarcerazione e gli arresti domiciliari. Importanti saranno di certo le dichiarazioni messe a verbale ieri da D’Alfonso in quanto è uno degli indagati, a fianco di Gioacchino Caianiello, l’esponente di FI di Varese, attorno a cui ruota tutto il sistema di corruzione. Dichiarazioni che, sommate anche a quelle rese dal segretario azzurro di Gallarate Alberto Bilardo, potrebbero consentire di chiudere non tra molto una parte dell’indagine con una richiesta di giudizio immediato per coloro che sono stati arrestati.