Milano, tamponi rapidi con tracciamento incluso

Oggi la Regione vara le regole per i test dell’antigene (anche privati). Hotspot in via Novara, a Romolo e poi anche a Linate

Potenziamento degli spazi per effettuare i test rapidi e individuare i nuovi contagiati

Potenziamento degli spazi per effettuare i test rapidi e individuare i nuovi contagiati

Milano, 3 novembre 2020 - Come si useranno i “tamponi rapidi“ che la Lombardia ha acquistato in 1,2 milioni di esemplari (più un altro milione attesi via commissario Arcuri), 400mila dei quali in arrivo a Milano dove l’esercito e la protezione civile stanno allestendo due mega drive-in nei parcheggi di Romolo e via Novara (il più grande d’Italia, con una capacità di mille test al giorno, che dovrebbe essere affidato all’Asst Santi Paolo e Carlo), mentre un terzo hotspot sarà poi aperto a Linate?

La Regione prepara per oggi una delibera per disciplinare l’utilizzo di questo strumento, che rileva il coronavirus dalle sue proteine (antigeni) e restituisce in 15-30 minuti un risultato immediatamente leggibile senza bisogno di laboratorio; che ha una sensibilità (cioè una capacità di riconoscere un positivo al Sars-CoV-2) stimata dai produttori fino all’85% (e dunque senza altri indizi d’infezione va confermata con un tampone molecolare) e una specificità (cioè la possibilità di far risultare negativo un negativo) superiore al 95%, purché il prelievo non sia eseguito troppo a ridosso dell’esposizione al virus. 

A quanto Il Giorno apprende i tamponi rapidi, utili a velocizzare il test di casi sospetti e contatti soprattutto nelle comunità in cui ce n’è più bisogno e anche a individuare gli asintomatici, dovranno essere registrati tutti (anche in caso di esito negativo) nel sistema di sorveglianza sMAINF. La sanità pubblica li utilizzerà ad esempio per le scuole, nei punti prelievo dedicati delle Asst, presso medici di base e pediatri e in alcuni casi, su decisione dell’Ats, anche negli istituti utilizzando le Usca e anche per i compagni di un alunno risultato positivo (se confermato dal vero tampone), senza evitar loro la quarantena (che in assenza di sintomi si conclude al 14esimo giorno senza test o con un test, anche antigenico, ma non prima del decimo giorno). Le Ats, a quanto si apprende, forniranno i test rapidi anche alle strutture sociosanitarie residenziali (come le Rsa) e semiresidenziali per individuare rapidamente i positivi e per screening periodici a tappeto, degli ospiti e degli operatori sanitari (che, come quelli degli ospedali, se sono “contatti stretti“ senza sintomi devono continuare a lavorare con le protezioni e un test dell’antigene all’inizio, a metà e alla fine della quarantena di 10 giorni).

Un meccanismo simile è previsto nelle carceri per poter quarantenare i contatti stretti dei positivi anche prima della conferma del tampone e testare i detenuti in occasione di udienze e trasferimenti. Oltre che negli hotspot i test rapidi potranno essere usati anche dalle Usca a domicilio. E dai medici di base, con parte dei quali è in corso lo scontro col Ministero della salute sull’accordo che li vincola a fare i tamponi per il servizio sanitario nazionale (il presidente dell’Ordine Roberto Carlo Rossi, leader locale del sindacato non firmatario Snami, protesta per la mancanza di spazi e protezioni adeguate e invoca "un lockdown immediato" per Milano). I dottori, le Usca e i medici degli hotspot in caso di positività devono raccogliere subito dati dei “contatti stretti” dell’interessato inserendoli nel sistema sMAINF, contribuendo a un tracciamento divenuto impossibile per l’Ats (ieri, anche col rallentamento domenicale dei tamponi, nel Milanese sono stati scoperti 2.242 nuovi positivi di cui 1.025 in città, e richiederebbero da soli oltre ventimila telefonate). Lo stesso vale per i medici del lavoro nelle aziende che intendano far screening (sempre volontario) sui dipendenti, e rientrano nell’ambito privato: a quanto Il Giorno apprende, la Regione consentirà di vendere i test rapidi in determinati contesti, come ambulatori e farmacie.

Ma imponendo delle regole: il richiamo a "una valutazione medica" di sintomi ed esposizione al contagio prima del test, l’obbligo di segnalarne gli esiti nel sistema di sorveglianza e in caso di positività di prenotare il tampone molecolare di conferma senza costi aggiuntivi per l’utente. E di fornirgli tutte le informazioni sul suo percorso successivo (incluso l’eventuale isolamento o quarantena); quelle che, nella giungla dei tamponi e dei test sierologici a pagamento, spesso non arrivano a destinazione.

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