DANIELE
Cronaca

Svolta digitale. Dopo il Covid non si arretra

Dopo la pandemia, le università investono nell'educazione a distanza. La mobilità internazionale e l'E-learning stanno cambiando il panorama accademico.

Nappo*

Dalla fine della seconda guerra mondiale abbiamo assistito a un accrescimento della mobilità internazionale e abbiamo visto sorgere delle vere e proprie correnti di migranti universitari. Flussi che hanno spostato migliaia di persone per raggiungere i migliori atenei in tutte le nazioni e che hanno seguito direzioni influenzate da vicende storiche, sociali, politiche, economiche e culturali. In precedenza chi voleva realizzare un’educazione di qualità doveva prendere la valigia e traslocare in un altro luogo. Poi è nato lo scambio studentesco come l’Erasmus. Un programma che a tutt’oggi muove migliaia di studenti e che nel lasso finanziario 2021-27 ha avuto un raddoppio di budget europeo. In Europa la prima legge che ha tentato di disciplinare l’E-learning (cioè la formazione a distanza utilizzando la tecnologia e la Rete posti a servizio dell’apprendimento) risale al luglio 2001. I ministri dell’Unione Europea si impegnavano a insistere negli sforzi concernenti l’effettiva integrazione delle Tic, le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, quale elemento importante dell’evoluzione dei sistemi di istruzione e formazione (...) Nel 2020 ci si è accorti che la maggior parte delle università tradizionali erano rimaste indietro sul digitale rispetto ad altri business e che il mercato della distance learning era abbastanza stabile ma pur sempre di nicchia. Con la chiusura di tutti gli atenei mondiali la pandemia ha cambiato tutto: 220 milioni di studenti e 25.000 università sono state stimolate con il consequenziale trasferimento delle attività didattiche e di ricerca sull’online. E ora con la fine dell’emergenza, molti atenei hanno deciso di non tornare al passato e di continuare a investire nell’educazione a distanza anche per dare valore agli investimenti fatti.

*Scuola Freud Milano