Supersalone, piace il mix "Spazi ristretti ma densi": arredo e arte si fondono

Quarto giorno in Fiera, il pubblico continua ad affollare gli stand Largo ai nuovi talenti del design, incanta la mostra sulle sedie Compasso d’Oro

Yolkkh con i disegni stampati sui foulard che raccontano la storia di rifugiati della sua

Yolkkh con i disegni stampati sui foulard che raccontano la storia di rifugiati della sua

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Milano - "Tutto qua? Mi aspettavo di più....". E’ un signore sulla cinquantina, va via deluso, eppure veramente il volo di Molteni con Giò Ponti è uno fra i migliori allestimenti (di Ron Gilad) di questo Supersalone. La scena ricrea il volo in un aereo, interamente arredato con pezzi delle collezioni Molteni dove protagonista assoluta è la poltrona Round D.154.5, progettata da Gio Ponti nel 1954. Un invito a viaggiare, con il pensiero, e ancora, nuovamente in presenza. "Altri ci fanno i complimenti", racconta una simpatica hostess che invita tutti ad accomodarsi.

Quarto giorno in Fiera

Il Supersalone divide ma piace, c’è molto entusiasmo. "Forse non è stato capito sino in fondo che è un concept nuovo, il sentiero per l’allestimento era strettissimo, forse è una questione di comunicazione" obietta qualcuno. "È che gli spazi sono completamenti diversi rispetto al passato e noi ci siamo adattati", raccontano anche dallo stand di Riva che con i legni recuperati, dalle briccole della Laguna di Venezia sino alle botti di barrique di San Patrignano riesce a realizzare pezzi unici. "Eravamo abituati ad occupare molti metri quadrati, i nostri prodotti sono pesanti ma va bene così, tutto è insolito". C’è un gran bel viavai in Fiera, e anche le Food Court funzionano, all’ora di pranzo, c’è gente in coda per i "maccheroncini" di Eugenio Boer ma anche i dolci di Marco Pedron (si occupa della pasticceria e panificazione di Cracco in Galleria), sembrano incontrare il gusto di questi visitatori "generalisti" a cui il Salone non era abituato se non nel fine settimana, quando si aprivano le porte agli esterni e le aziende avevano già portato a casa il prezioso carico di ordini, sopratutto dai mercati asiatici. Ma tant’è, la parola d’ordine è stata andare avanti. "Pensiamo di aver trovato una formula perfetta per l’eccezionalità del momento", sostiene Claudio Feltrin, presidente di Federlegno. E sono in molti a sperare che si conservi tutto il buono che c’è di questa esperienza.

"Ci sono molte piccole aziende che prima non avevano accesso, per lo strapotere di alcuni marchi", confida un architetto di Verona. "Sono cambiate le regole del gioco e questo è un bene". "Tornare indietro? No, le aziende possono continuare a presentare qui le novità, con allestimenti leggeri e dare appuntamento negli showroom".

Nel cuore del «supersalone " ci sono poi i progetti dei giovani studenti di design di varie parti del mondo, allestiti in mostra in The Lost gratuation show, che attirano la curiosità. Come i bellissimi disegni stampati su foulard in seta a raccontare la storia personale di YolkkhI e della sua famiglia, la guerra, la perdita, il trauma, la migrazione, la difficoltà del senso di appartenenza, l’emancipazione femminile, l’indipendenza e la speranza. Per questo la giuria, composta da Marva Griffin, curatrice e fondatrice del SaloneSatellite, Giulio Iacchetti, designer, Alberto Meda, architetto, Francesca Picchi, architetto e docente di Storia e teoria del disegno industriale all’ISIA di Firenze, l’ha scelta fra i migliori progetti. Non l’unica. C’è anche l’incubatrice per nuovi nati di Fabien Roy, concepita per salvare la vita nei paesi africani; sarà presto prodotta su larga scala. Divisa in quattro sezioni è stata accolta bene dal pubblico "Take your seat, prendi posizione", la mostra di Adi a cura di Nina Bassoli che offre spunti di riflessione partendo da un oggetto, complesso e iconico, come la sedia: 130 sedute illustri insignite del Premio Compasso d’Oro e Menzioni d’onore che raccontano dal ’54 ad oggi i grandi cambiamenti della società. E quindi parlano direttamente a noi, alle sfide che ci attendono.

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