Stupri di gruppo in aumento. La sessuologa Graziottin: "I giovani non accettano il no"

Dopo i casi di Salerno, Savona e Roma, l'allarme lanciato dal direttore del Centro di Ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano: incapacità di controllare impulsi e aggressitività, è un fallimento educativo

Alessandra Graziottin

Alessandra Graziottin

Milano, 29 giugno 2016 - "Ci sono fattori inquietanti alla base di queste violenze. Denominatori comuni di cui né famiglie, né scuole, né governo si stanno rendendo conto e che peggiorano la situazione e la vulnerabilità delle donne all’aggressività maschile", Alessandra Graziottin è direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia dell’ospedale San Raffaele Resnati di Milano.

È cambiato l’approccio alla sessualità?

"Sì, possiamo analizzarne alcuni meccanismi. Spiegare però non significa giustificare. Non entro nel merito delle specifiche vicende che richiedono una conoscenza approfondita del singolo caso prima di esprimersi. Il primo fattore di aggressività è biologico: c’è un ritardo nella capacità di controllare gli impulsi, nei bambini e negli adolescenti. Una capacità che ora i maschi acquisiscono tardi,  a 29 anni, le femmine a 25".

Quali gli impulsi pericolosi?

"Da una parte abbiamo gli impulsi aggressivi, l’incapacità a controllare la collera. Dall’altra gli impulsi sessuali fuori controllo: ‘Ho voglia di una cosa. Con le buone o con le cattive me la prendo’. Siamo davanti a un fallimento educativo, ci sono responsabilità precise: non si educano i bambini ad accettare i 'no motivati', necessari a strutturare la personalità, a rispettare lo spazio fisico ed emotivo degli altri, e ad allenare la capacità di controllo".

Non si accetta il “no”.

"Mi si gela il sangue quando sento l’apologia del ‘piccolo tiranno’, i genitori che raccontano del loro bimbo che strilla come un’aquila e batte i piedi per ottenere quello che vuole. Il ‘piccolo tiranno’ di 3 anni diventa l’adolescente violento a 15 e l’adulto antisociale a 30. Bisogna allenare sin da piccoli alla 'frustrazione ottimale'. I no motivati educano a negoziare con gli altri, a mediare l’impulso aggressivo. Esistono delle regole, tempi e modi per appagare gli impulsi. Se una cosa non si può fare, non si fa. Punto. Anche lo sport può servire a canalizzare questi impulsi". 

Il sesso è ovunque. Anche questo incide?

"L’iperstimolazione sessuale è un problema e avviene su diversi canali, tra cui internet. Il modello femminile è ipersessuato e il rapporto viene visto sempre come consensuale anche quando la donna è presa con la forza. E invece questa è perversione: il sesso è perversione quando è distruttivo". 

Cosa scatta nel branco?

"Gregariato e conformismo. Il più debole cerca un rinforzo dell’identità imitando il peggio del leader. E diventa un aguzzino, a volte più del capobranco".

E poi arriva la minaccia dei filmatini: "Se parli pubblico sul web, e ti rovino".

"È tragico. Si riprende nell’intimità - anche fra coppie 'normali' - il prima, il dopo e il durante. Non si pensa che le storie possono finire e che il video diventa un’arma di ricatto, di umiliazione, di violenza. Internet è una banca dati spaventosa, infinita e, per certi aspetti, eterna. Noi dimentichiamo, internet no". 

Gli aguzzini sono consapevoli di quello che fanno?

"Bisogna analizzare caso per caso. Certo manca la percezione della violenza sessuale come reato, perseguibile d’ufficio. Il sapere di farla franca non aiuta. Non sono attenuanti ma aggravanti. Il corpo di una persona è come la sua anima: è sacro".

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