REDAZIONE MILANO

Studente rapinato e accoltellato: "Il branco ha minacciato di tornare"

Le voci dei ragazzi del Severi Correnti dopo il raid fuori da scuola. Un docente: "Mia figlia si è trovata lì in mezzo"

Una Volante della polizia all’ingresso dell’istituto superiore in zona CityLife

Una Volante della polizia all’ingresso dell’istituto superiore in zona CityLife

di Simona Ballatore

e Marianna Vazzana

"Sono venuto a prendere mio figlio a scuola perché così mi sento più tranquillo. Non si sa mai: preferisco fare così, dopo quello che è successo ieri (mercoledì per chi legge, ndr)". A dirlo è il padre di un diciottenne, studente dell’Istituto Severi Correnti. Tra le auto di alcuni genitori in attesa, qualche minuto prima delle 14 – l’orario d’uscita dei più grandi – si vede anche una Volante impegnata a perlustrare il perimetro del complesso scolastico tra corso Sempione e CityLife. Mezz’ora prima, un’altra auto della polizia stazionava in cortile. Presenti pure agenti in borghese sul marciapiedi. Un monitoraggio scattato dopo la rapina con accoltellamento del giorno precedente ai danni di uno studente diciassettenne, a due passi da scuola. Episodio che secondo le testimonianze di alcuni ragazzi, raccolte ieri dal Giorno in via Alcuino, sarebbe stato preceduto da due antefatti: "Lunedì lo stesso gruppo di aggressori si era presentato davanti all’uscita laterale. Qualcuno aveva in mano delle spranghe. Martedì, quei ragazzi avevano anche tentato di entrare a scuola come se cercassero qualcuno ma sono stati subito allontanati". Lo conferma anche un dipendente dell’istituto. Tutto è ancora da verificare ma queste testimonianze lasciano intendere che il diciassettenne potrebbe essere stato un bersaglio designato, per motivi al momento oscuri, e non una vittima casuale. Ancora, sempre secondo le testimonianze, gli aggressori avrebbero minacciato le vittime assicurando che sarebbero tornati giovedì (ieri).

La “spedizione“ risale al giorno precedente: poco dopo le 14, il diciassettenne è stato accerchiato da una ventina di ragazzi descritti come nordafricani in via Arona, a poca distanza dalla scuola. Stando a quanto ricostruito, lo studente, nato in Italia da genitori egiziani, che frequenta il quarto anno allo scientifico, si è ritrovato circondato: qualcuno gli ha sfilato lo zaino che conteneva il portafogli con documenti e contanti; qualcun altro nella colluttazione lo ha ferito alla gamba con un’arma da taglio. Due suoi amici, anche loro figli di genitori egiziani, si sono avvicinati per aiutarlo ma sono stati a loro volta colpiti con calci e pugni. Poi il gruppone si è allontanato. Il minorenne è tornato a scuola per chiedere aiuto e, soccorso, è stato trasportato al Fatebenefratelli per la ferita alla gamba, rivelatasi per fortuna superficiale. In via Alcuino sono intervenuti subito gli agenti di polizia che hanno raccolto la testimonianza dei tre adolescenti e avviato le indagini per risalire all’identità degli aggressori.

Ieri, fuori da scuola, la rapina violenta era l’argomento principale. Il professore Felice Fulco, che si occupa di esercitazioni di laboratorio odontotecnico al professionale, racconta: "Mia figlia, di 21 anni, si è trovata in mezzo a quei disordini. Io ho ascoltato tutto in tempo reale perché ero al telefono con lei in quel momento: mi stava raggiungendo a scuola, dalla Bovisa, e mentre mi veniva incontro passando da via Arona ha rischiato grosso. Tra urla e colpi, qualcuno lanciava pure bottiglie di vetro. Una le è volata a 20 centimetri dalla faccia. Per un soffio non l’ha colpita: è arrivata a scuola terrorizzata".

Già il giorno prima il racconto del raid aveva animato le chat di studenti e genitori, che hanno segnalato il caso alla dirigente scolastica, sebbene l’episodio sia avvenuto all’esterno dell’edificio del Severi Correnti. In una circolare mostrata da alcuni genitori, la preside fa chiarezza contrapponendosi a "voci incontrollate ed infondate relative agli episodi che negli ultimi giorni hanno coinvolto alcuni studenti in risse provocate da bande esterne". Nel messaggio precisa che "gli episodi sono sempre avvenuti al di fuori della scuola. Alcuni ragazzi coinvolti si sono rifugiati a scuola per chiedere aiuto, e la scuola si è attivata per garantirglielo". Lezioni e attività si svolgono regolarmente; è costante l’attenzione nei confronti degli studenti, da parte dei docenti e di tutto il personale. Sottolinea anche che "la scuola collabora con le forze dell’ordine".