
Il 40% delle imprese dimostra "interesse" per lo stress lavoro correlato, ma solo il 20% dichiara di "affrontarlo con attività di formazione e interventi sull’organizzazione del lavoro". L’80% delle aziende di vari settori, quindi, ignora il problema o pur conoscendolo non interviene. Dati di una ricerca dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro elencati da Cgil, Cisl e Uil della Lombardia, che lanciano un appello: "Sottovalutare i rischi dello stress lavoro-correlato, soprattutto in questa fase di pandemia, può determinare impatti negativi rispetto alla sicurezza nel lavoro. Occorre quindi una rinnovata attenzione da parte delle istituzioni e delle aziende, oltre che un attivo coinvolgimento dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza". Temi che ieri sono stati al centro di un incontro in vista della Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro. L’organizzazione del lavoro"può essere un fattore di rischio se non correttamente gestito, sia per chi si è sempre recato sul luogo di lavoro sia per chi opera in smart working".
Lo stress lavoro correlato è un “fantasma“ che incombe su lavoratori di tutti i comparti, indipendentemente dal fatturato aziendale, dal numero di dipendenti e dal settore di appartenenza. E rischia di aumentare nel caso di lavoro agile, con la pandemia che ha innescato un aumento dei casi di mobbing e vessazioni, in presenza o a distanza. "A maggior ragione – spiegano i sindacati – il rischio da stress lavorativo deve essere affrontato, gestito, monitorato e deve portare alla messa in atto di misure preventive efficaci allo scopo di ridurre l’entità del potenziale danno, favorire il benessere delle persone nelle organizzazioni ed un’equa distribuzione dei carichi di lavoro". Fra le richieste anche la prevenzione e il blocco delle azioni di mobbing, una formazione dei lavoratori adeguata alla mansione e ai carichi di lavoro e il rispetto della normativa in materia di orario: riposi, ferie, congedi e straordinari.
A.G.