
di Carlo d’Elia
Una nuova perizia epidemiologica, per capire come si è diffuso il virus, e ulteriori interrogatori. Queste le richieste che sono finite sul tavolo del gip di Lodi che dovrà decidere se proseguire con le indagini o archiviare il caso come richiesto dalla Procura di Lodi. A presentarle, a settembre scorso, sono stati gli avvocati delle 14 famiglie coinvolte nella strage della Rsa Borromea di Mombretto, frazione di Mediglia, dove tra febbraio e maggio 2020 è morto per il Covid il 43% dei 147 ospiti.
Una vicenda che aveva fatto molto scalpore. E che ieri si sarebbe dovuta discutere per la prima volta davanti a un giudice. Ma a causa di impedimenti da parte dei legali coinvolti, il processo è dovuto slittare (la nuova udienza verrà fissata a breve). Restano però le richieste presentate nella memoria difensiva preparata dalle famiglie che in quella casa di riposo, durante la prima ondata della pandemia, hanno perso padri, madri e nonni. Per il procuratore di Lodi Domenico Chiaro (nella foto), dopo una lunga attività investigativa, poco si poteva fare per evitare il disastro. A luglio aveva presentato la richiesta di archiviazione dell’inchiesta per omicidio colposo ed epidemia colposa, nata dall’esposto che era stato presentato nella primavera del 2020 dai parenti di 77 anziani ricoverati nella Residenza sanitaria assistita Borromea di Mediglia, che avevano perso la vita contagiati da Covid.
L’associazione Felicita, onlus per i diritti nelle Rsa, che sta seguendo direttamente la vicenda della Rsa di Mediglia, chiede giustizia a nome di tutte le famiglie coinvolte. "Noi siamo convinti che si sarebbe potuto fare qualcosa per salvare i tanti anziani deceduti nella casa di riposo – spiega Alessandro Azzoni, presidente dell’associazione Felicita –. Secondo noi ci sono state tante criticità e negligenze nella gestione degli ospiti. Le famiglie chiedono la verità per capire cosa non ha funzionato e cosa non funziona ancora oggi. Chiediamo più indagini. La Procura di Lodi è riuscita a mandare i Nas per i controlli all’interno della struttura, ma non basta. Le evidenze sono tante. Bisogna fare giustizia con nuove attività e interrogatori. Tutto questo non deve più accadere".