VALENTINA RIGANO
Cronaca

Sorelle arse vive in casa a Cerro Maggiore, il mistero resiste

Due donne morte e il fratello indagato. Il pm: «È da prosciogliere»

Carla Agrati, una delle vittime

Carla Agrati, una delle vittime

Cerro Maggiore (Milano), 2 agosto 2018 - Resterà probabilmente un mistero quanto accaduto la notte in cui due sorelle, era la primavera del 2015, morirono nel rogo della loro abitazione di Cerro Maggiore, nel Milanese. Per il devastante incendio che distrusse la villetta, divenuta in pochi minuti una trappola dalla quale le due donne, di 68 e 70 anni, non riuscirono a fuggire, uno dei loro fratelli, Giuseppe Agrati, 74 anni e loro convivente, era stato indagato. Sospettato di aver volontariamente appiccato il fuoco. Unico superstite, l’uomo potrebbe ora essere prosciolto. Così almeno ha chiesto il pubblico ministero. Lui si è sempre professato innocente. Nella richiesta di archiviazione firmata dal pm di Busto Arsizio Susanna Molteni, si legge che non vi sono prove della sua colpevolezza. La notte tra il 12 e il 13 aprile di tre anni fa Carla e Maria Agrati si stavano preparando per riposare. Carla era stata sorpresa dal fumo mentre era in bagno. Soffocata dal fumo, la donna probabilmente era svenuta. La trovarono solo il giorno dopo, adagiata a terra. Sua sorella Maria anche lei soffocata dal fumo, era nella sua stanza da letto, all’esterno della quale si sarebbe sprigionato un secondo incendio. Probabilmente non si era neppure accorta che la vita le stava per scivolare via. I pompieri la ritrovarono carbonizzata, e fu necessario l’esame del dna.

Giuseppe raccontò di essersi svegliato intorno alla 1.30, per l’odore e il crepitio. Secondo il suo racconto, avrebbe svegliato le sorelle e dopo essersi vestito sarebbe ridisceso al piano terra, dove avrebbe riempito una bacinella di acqua per cercare di spegnere il rogo. Il fuoco però avrebbe invaso in brevissimo tempo gli ambienti interni della villetta, divampando tra tappeti, tendaggi e armadi pieni di vestiti. Spaventato, era uscito, ha raccontato. Uno dei suoi dirimpettai, 33 anni, con un estintore era accorso in aiuto dell’uomo, cercando di domare il fuoco. Tutto inutile. Secondo le perizie svolte dagli esperti, mancherebbe un tassello logico che colleghi le fiamme al piano terra con quelle sprigionatesi al primo piano, fuori dalla camera di una delle vittime dove i vigili del fuoco hanno trovato un segno a "v", che demarcherebbe l’origine del rogo. Inizialmente indagato perché unico superstite e "confuso" nelle sue dichiarazioni, Giuseppe Agrati per la Procura non può essere ritenuto colpevole. «In definitiva, l’ipotesi di una natura intenzionale del rogo non ha superato la soglia della verosimiglianza – scrive il pm nelle sue conclusioni - né sono stati mossi rilievi, da parte dei tecnici, che possano fare supporre una origine colposa dell’incendio. Non vi sono comunque specifici elementi individualizzanti a carico di Giuseppe Agrati". Un nipote aveva scritto una memoria per segnalare agli inquirenti alcuni dissidi di Giuseppe con una delle sorelle, non ritenuti però probanti. Vicini di casa e conoscenti hanno invece parlato di rapporti sempre distesi e sereni. L’avvocato di Agrati, Desirè Pagani, commenta: "Lo hanno ritenuto non imputabile, ora deciderà il Gip". 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro