
C’è anche un bonifico da 300 mila euro all’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli. Arrestato nel dicembre scorso per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Catanzaro, Pittelli è tra i beneficiati della Kamet, società di consulenza dell’imprenditore Nicolò Maria Pesce, 42 anni, finito in manette ieri. Stando all’accusa, con un complicato giro di operazioni, Pesce avrebbe riciclato oltre 20 milioni di euro, cioè una parte dei 500 milioni di profitti della maxi truffa sui diamanti dai prezzi gonfiati che ha mietuto vittime anche tra vip come Vasco Rossi, Federica Panicucci e Simona Tagli.
Pesce, che opera nel settore finanziario , è finito in carcere dopo un’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza e coordinata dal pm Grazia Colacicco. L’inchiesta originaria sulle pietre preziose era stata chiusa nei mesi scorsi, in vista della richiesta di processo a carico di 87 persone e 7 società, tra cui anche gli istituti di credito Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, BancaAletti.
E nel frattempo c’è già stato un sequestro, a carico anche delle banche, da 700 milioni di euro per una truffa accertata ai danni di decine di migliaia di risparmiatori (le denunce in Procura sono ancora in aumento) da parte di società che, attraverso il sistema bancario, promuovevano e vendevano diamanti a prezzi di molto superiori all’effettivo valore. Gli investigatori poi, seguendo i flussi finanziari hanno ricostruito il meccanismo di riciclaggio utilizzato per nascondere una parte degli incassi della truffa. Come emerge dall’ordinanza del gip Anna Calabi, che ha disposto a carico di Pesce anche un sequestro preventivo da 17 milioni, l’imprenditore è accusato di aver ricevuto "in più tranche" da Maurizio Sacchi, amministratore della Diamond Private Investment (DPI) e uno dei principali indagati nell’inchiesta sui diamanti, oltre 20 milioni di euro per conto di società riconducibili a quest’ultimo, Magifin e Magifin Immobiliare.
Soldi che, si legge nell’ordinanza, transitando dai conti della Kamet, società di consulenza di Pesce, "venivano trasferiti" sui conti "delle società del gruppo Grenade", riconducibile sempre all’imprenditore.
Come si legge negli atti, l’imprenditore sarebbe stato a conoscenza "delle vicende giudiziarie" in cui era coinvolto Sacchi e ne parlava con l’avvocato ed ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, arrestato a dicembre in un’inchiesta sulla ’ndrangheta e che prima era il legale dello stesso Sacchi.
In particolare, il 19 febbraio 2019 Pittelli "informava" Pesce di un sequestro: "Dpi sequestrata ... questa mattina ... un gran casino c’è anche il riciclaggio (...) quindi fai attenzione". E ancora: "La questione di Sacchi è molto molto seria e lui non capisce nulla". E Pesce replicava: "Lui deve stare fermo e zitto adesso".
Pesce avrebbe "reinvestito" i soldi illeciti "in fondi gestiti da una società d’investimento lussemburghese" e finanziando imprese a lui riconducibili: "un ristorante a Forte dei Marmi, una cava di marmo, una sartoria, un concessionario di autovetture" e due società di recupero crediti e intermediazione immobiliare.
Mario Consani
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