
La volontaria milanese Silvia Romano durante uno dei suoi viaggi in Africa
Milano, 29 dicembre 2019 - Il rapimento di Silvia Romano non è caduto nell’oblio, almeno stando alle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier ieri mattina, durante la conferenza stampa di fine anno, si è soffermato sul caso della volontaria milanese, 24 anni, rapita in Kenya il 20 novembre 2018, ormai più di un anno e un mese fa. "Sono in constante contatto con i nostri apparati di intelligence - ha garantito Conte - per fare il possibile ma anche di più per poter restituire alla famiglia Silvia Romano". L’attenzione è "costante e massima", perché il rapimento di Silvia Romano e l’omicidio in Egitto del ricercatore italiano Giulio Regeni "sono due questioni che mi stanno particolarmente a cuore ed io costantemente vigilo sull’una e sull’altra". Il messaggio del premier arriva in una fase delicata, con i familiari costretti a una logorante attesa e indagini che si sono indirizzate sulla Somalia, dove Siliva potrebbe essere prigioniera dei terroristi di Al-Shabaab con i quali forse è in corso una trattativa sottotraccia. E la svolta, dopo falsi allarmi seguiti da timidi segnali di speranza, non è ancora arrivata. Nessun "miracolo di Natale".
Più di un anno fa, il 20 novembre 2018, la volontaria partita con la onlus Africa Milele veniva sequestrata nel villaggio di Chakama, in Kenya. Le indagini dei carabinieri del Ros si sono mosse sull’asse Nairobi-Mogadiscio. Sia in Kenya sia in Somalia sono già scattati blitz, perquisizioni e arresti. Operazioni che, però, finora non si sono rivelate risolutive. La 24enne dopo una serie di passaggi potrebbe essere stata trasferita nella regione somala di Bakool, una delle regioni più povere e pericolose del Paese, sotto la responsabilità del capo della locale cellula di Al-Shabaab e di suo figlio, entrambi legati ai vertici dell’organizzazione. Intanto in Kenya è in corso, tra lentezze e intoppi, il processo a carico di tre persone che avrebbero fatto parte del commando di rapitori, che avrebbero agito per conto dei mandanti. Si tornerà in aula a gennaio, ma nel frattempo di uno degli imputati, Ibrahim Adan Omar, originario della Somalia, si sono perse le tracce. Era riuscito a uscire dal carcere grazie al pagamento di una cauzione equivalente a 26mila euro, una somma enorme per un Paese come il Kenya. Lo scorso 14 novembre avrebbe dovuto presentarsi in aula a Malindi per partecipare all’udienza, ma non è mai arrivato.
Un ulteriore mistero in una vicenda che presenta diversi punti oscuri, segnata da errori e ritardi nelle operazioni in Kenya per rintracciare la ragazza subito dopo il rapimento, quando la pista era ancora calda. Resta l’angoscia dei familiari e degli amici. Il padre, Enzo, aveva pubblicato un toccante messaggio su Facebook, con parole di amore e speranza il giorno del 24esimo compleanno della figlia rapita in Africa: "Posso regalarti dolci pensieri, trasmetterti forza ed energia dal profondo di un cuore che soffre, ma che non ha mai smesso di credere che tornerai tra le nostre braccia".