Campagna d'odio contro Silvia Romano, chiesta l'archiviazione: "Insulti, non minacce"

La richiesta della Procura di Milano dopo gli accertamenti del Ros sui messaggi social degli 'haters'

Silvia Romano

Silvia Romano

Milano, 15 gennaio 2021 - Non sono state minacce ma ingiurie e insulti quelli via social che hanno bersagliato Silvia Romano, la giovane cooperante rapita in Kenya nel novembre 2018 e liberata in Somalia lo scorso 9 maggio e che al suo rientro in Italia è stata al centro di una campagna d'odio.

È quel che risulta dagli accertamenti della procura di Milano, che ha anche interpellato Facebook per individuare chi si nascondesse dietro una decina profili fake, e che ha chiesto l'archiviazione dell'indagine. L'inchiesta coordinata da Alberto Nobili responsabile dell'antiterrorismo milanese e affidata al Ros, inizialmente aperta per minacce aggravate, ha portato, dopo i successivi approfondimenti sui molti messaggi di 'haters' (solo alcuni non individuati) apparsi sui social e riferiti alla ragazza, a ritenere che anche le frasi inizialmente ritenute minatorie postate non configurassero il reato ipotizzato ma che andassero qualificate come ingiurie (non è più reato) e insulti diffamatori.

E poichè Silvia Romano ha ritenuto di non sporgere denuncia (necessaria per procedere con le indagini per diffamazione) il fascicolo tempo fa è finito all'ufficio gip con allegata una istanza di archiviazione. Ora la parola passa al giudice.

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