Arrivano dall’estrema destra gli “odiatori“ di Silvia Romano

Procedure di identificazione in corso per alcuni autori delle minacce via web

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Ormai per i leoni da tastiera il tempo stringe. Sono in corso le procedure di identificazione di un paio degli “haters“ individuati come gli autori delle minacce via social indirizzate a Silvia Romano, la giovane cooperante rapita in Kenya nel novembre 2018 e liberata in Somalia lo scorso 9 maggio.

La ragazza al suo rientro in Italia è stata oggetto di una campagna di odio che ha portato il responsabile dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili ad aprire una indagine per minacce aggravate che si presume tra non molto possa passare da ignoti a noti. L’inchiesta è stata affidata ai carabinieri del Ros, che hanno analizzato decine e decine di messaggi online, in gran parte di account fake, dei quali hanno fatto una scrematura per concentrare l’attenzione sulle intimidazioni più gravi, anche con minacce di morte nei confronti della giovane. Ora si sta procedendo con richieste di informazioni anche all’estero per risalire ai primi autori di quei messaggi di odio che potrebbero essere ambienti legati all’estrema destra.

Intanto nei giorni scorsi, concluso il periodo di quarantena,la giovane cooperante ha cominciato a riprendere lentamente i ritmi della sua vita, dopo l’anno e mezzo trascorso in Africa, nelle mani dei rapitori somali e la marea di polemiche seguite al suo rientro in Italia. L’ora abbondante trascorsa in un cerntro estetico, qualche giorno fa, doveva anche servire, probabilmente a farle riassaggiare qualche scampolo di quotidianità, anche se molto diversa diversa da quella che Silvia, 25 anni a settembre, lasciò due anni fa quando a partì con una onlus per portare aiuto a bambini africani in difficoltà.

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