REDAZIONE MILANO

Sigilli a ville (con Picasso) del broker evasore

Sequestrate due lussuose case in Sardegna e un dipinto dell’artista all’ideatore di un fondo che riciclava proventi di frodi fiscali

C’è anche un Picasso tra i beni sequestrati a un broker condannato in primo grado a dieci anni di carcere per una maxi frode fiscale da oltre venti milioni di euro. Gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza gli hanno bloccato anche due lussuose ville e decine di oggetti d’arte e di antiquariato, tra cui anche dipinti di Lorenzo De Caro e Niccolò Cassana, e "varie sculture, mobili ed oggetti di arredo, argenterie, gioielli antichi, pendoli ed orologi, risalenti al XVII e XVIII secolo".

II proprietario è Alessandro Jelmoni, sulla carta residente in Lussemburgo ma spesso in Italia a godersi anche due lussuose ville con svariati ettari di terreni in Sardegna. Jelmoni, un broker che creava complessi schemi di evasione fiscale internazionale per imprenditori italiani, era già stato arrestato anni fa e nei giorni scorsi condannato in primo grado a dieci anni e sette mesi di reclusione.

Per l’accusa è stato il "promotore di un’associazione per delinquere a carattere transnazionale" con interessi in Italia, in Lussemburgo, in Svizzera e in Gran Bretagna, dedita al riciclaggio di ingenti proventi derivanti da evasione fiscale, realizzata mediante la costituzione di società estere aventi sede anche in paradisi fiscali". Le indagini dei finanzieri del Gico (il gruppo specializzato nella criminalità organizzata) hanno consentito di accertare che tutto il bendidio accumulato negli anni da Jelmoni era finito in un “trust“, un fondo gestito da una società anonima di diritto lussemburghese in realtà controllata da due società italianissime con sede nell’abitazione milanese di Jelmoni, che pure risultava nel registro degli italiani residenti all’estero dal 1992.

"L’investimento in opere d’arte rappresenta una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale" sostiene il procuratore Francesco Greco a conclusione di indagini che - dice - "hanno richiesto, tra l’altro, l’esecuzione di articolati accertamenti bancari" e "l’analisi di ingente documentazione contabile e societaria" per "ricostruire le operazioni sottese agli investimenti immobiliari e finanziari" attraverso "strutture offshore opache". Jelmoni, originario di Treviso, era stato arrestato nell’inchiesta che nel maggio del 2012 aveva portato in carcere anche i due amministratori di un’azienda piemontese leader nel settore dei rubinetti. E’ per aiutare loro a frodare il fisco, che il broker avrebbe gestito il “ trust“ lussemburghese.

Jelmoni "per oltre un decennio, dalla fine degli anni novanta al 2012, ha gestito ed organizzato uno stabile sodalizio criminale di carattere transnazionale", dedito alla "commissione di delitti tributari e finanziari almeno fino al 2012" scrivevano i i giudici della Sezione misure di prevenzione (Roia-Tallarida-Pontani) nel decreto di sequestro emesso già il 27 novembre dello scorso anno, con esecuzione comunicata solo ieri dalla Procura.

Nelle 63 pagine del provvedimento i giudici mettono in fila tutti gli elementi utili ad indicare la "pericolosità sociale" di Jelmoni, che dichiarando poche migliaia di euro al fisco italiano viveva però nel quartiere Brera e poteva permettersi lo sfizio delle lussuose ville in Sardegna e di un dipinto di Picasso.

Mario Consani

mail: mario.consani@ilgiorno.net