Sgominata la “banda dei furgoni“

I 6 arrestati, quasi tutti pregiudicati italiani, sono ritenuti responsabili di almeno 14 colpi in 7 mesi

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di Roberta Rampini

In pochi secondi riuscivano a sostituire la centralina motore originale con un’altra modificata ai furgoni parcheggiati in strada. Questo consentiva di mettere in moto il veicolo e far perdere le tracce. In altre occasioni approfittavano delle chiavi lasciate nel quadro elettrico dagli autisti durante le consegne. Ben 14 furti da settembre 2020 ad aprile 2021 a Milano, nelle zone tra Quinto Romano e Baggio, per un bottino totale di 16 furgoni, un’auto e un valore complessivo della refurtiva di circa un milione di euro. In uno dei loro colpi avevano sottratto quattro prototipi, ancora non immatricolati, del valore di 600mila euro, rubati all’interno di un’azienda di Assago e nascosti in un capannone di Rosate. Dopo mesi di indagini da parte dei carabinieri delle stazioni di Cornaredo e Settimo Milanese, ieri i militari della compagnia carabinieri di Corsico hanno eseguito ordinanze di custodia cautelare nei confronti di sei persone, cinque italiani e un albanese, tutti pregiudicati, tra i 29 e 58 anni, residenti nei palazzoni Aler di via Quarti a Milano, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di furto aggravato. Tre sono finiti in carcere, altri tre ai domiciliari. Le indagini erano iniziate a settembre 2020, i carabinieri erano riusciti a individuare i responsabili del furto di un furgone a Cornaredo e avevano intuito che c’era una banda specializzata che gestiva il furto dei furgoni che venivano successivamente smontati. Attraverso immagini delle telecamere e appostamenti i carabinieri hanno ricostruito i due differenti modus operandi del sodalizio criminale. Quando il furgone preso di mira era parcheggiato in strada, da bravi “elettrauto“ aprivano il vano motore, prendevano la centralina motore originale e ne mettevano una realizzata con i dati dei veicoli. C’era sempre chi faceva da palo e chi armeggiava nel vano motore. In altri casi organizzavano veri e propri appostamenti e rubavano veicoli dall’interno di aziende, in orario di lavoro, approfittando del fatto che gli autisti, durante le consegne, lasciavano a bordo le chiavi di accensione. Una volta portati via, i mezzi venivano lasciati in alcuni parcheggi isolati, in modo da controllare che a bordo non ci fosse un sistema di tracciamento Gps. In seguito, venivano spostati in alcuni capannoni dove i veicoli venivano smontati e fatti sparire. La base operativa era in un capannone nel quartiere di Quinto Romano, usato come centro di smontaggio dei veicoli rubati dal gruppo criminale e dove sarebbero entrati, e mai usciti, oltre 35 veicoli tutti provento di furto. Qui i militari avevano colto in flagranza per riciclaggio tre uomini.

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