ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Van De Sfroos, l'abbraccio di San Siro / FOTO

Il canatautore laghée debutto nello stadio milanese: tra misure di sicurezza straordinarie e grande entusiasmo

Davide Van De Sfroos sul palco di San Siro (Barbaglia)

Milano, 10 giugno 2017 - Un battesimo di successo ma "blindato" dalla presenza massiccia di controlli e forze dell’ordine. Il primo concerto di Davide Van De Sfroos allo stadio Meazza,  è stato anche il primo banco di prova delle nuove regole per i grandi eventi stabilite dalla circolare del capo della Polizia Franco Gabrielli. Già attorno alle 18 gli agenti della Polizia Locale «lavoravano» di paletta: in via Tesio, dove sorge il parcheggio dei pullman, l’ingresso era consentito solo a residenti e fan del cantautore.

Poco distante, Giuseppe Errico, in piazza Axum, era invece impegnato a spillare decine e decine di birre in bicchieri di plastica dal chiosco Blue Moon: "Niente lattine, bottiglie di vetro e superalcoolici. Anche le bottigliette d’acqua le possiamo vendere solo senza tappo. I vigili sono venuti già a trovarci e sono stati chiari. Giusto così. Sono ancora vivide nella mia mente le immagini di Torino. Ero lì quella sera a lavorare in piazza San Carlo e ho visto scene orribili di bambini coperti di sangue. Quello che non capisco è perché sia possibile acquistare una Ceres in bottiglia in tutta tranquillità nella via a fianco...". In via Capecelatro, al bar tabacchi Derby. I gestori cinesi, però, non sono "furbetti". Il divieto assoluto di vendita - dalle 9 di ieri mattina alle 3 di notte - di bevande in contenitori di vetro e lattine, oltre che di superalcoolici, in vigore nei lontani piazzale Lotto e via Rembrandt, non riguardava una via che si trova a meno di duecento metri da San Siro. "Non ha molto senso", chiosa Errico. Imponenti le misure allo stadio con tre step di controlli e metal detector nelle prime due fasi: a perquisire gli zaini sono stati impiegati non solo decine di poliziotti e carabinieri, ma anche un esercito di steward con maglietta d’ordinanza "Davide Van De Sfroos-Servizio".

Dentro l’atmosfera è più serena. Il pubblico dell’artista monzese cresciuto sul lago di Como è decisamente variegato. Simone Fasoli dalla brianzola Bovisio Masciago è un metallaro con più di 300 tatuaggi nonché seguace di De Sfroos della prima ora: "Nel 1999 ho acquistato il primo album Brèva e Tivàn e me ne sono innamorato: un vero cantautore, un uomo sincero. Adoro le sue storie di strada. Lui è il vero underground, altro che l’hip hop dei figli di papà nati nella bambagia...".

Anche Elena Ernelli da Casatenovo, in provincia di Lecco, segue De Sfroos da tantissimo tempo: "Il mio primo concerto fu 20 anni fa a Erba. Perché ho portato qui i miei figli di 6 e 9 anni? Perché non bisogna piegare la testa davanti ai terroristi, non bisogna chiudersi in casa". Emiliano e Alessia vengono da un minuscolo paesino della Valtellina da 700 abitanti, Mantello: "Lo vidi in un bar a Colico, l’Ex Café, 20 anni fa. Eravamo meno di 100. Non mi stupisce che sia arrivato fino a San Siro. Già allora aveva un carisma incredibile. Tutti i giovani cantavano solo le sue canzoni. E oggi come ieri sono qui a cantare a squarciagola La Balera, la Curiera e La Balada del Genesio".