Sesto, Parco Nord Milano in festa: 40 anni dal primo albero piantato

Oggi il polmone verde metropolitano conta 600 ettari di verde, una struttura di 40 dipendenti ed esporta il modello di Francesco Borella, che nel 1983 disegnò i primi lotti sull'area ex Breda

Sesto, Parco Nord Milano in festa: 40 anni dal primo albero piantato

Sesto, Parco Nord Milano in festa: 40 anni dal primo albero piantato

Sesto San Giovanni (Milano), 16 aprile 2023 – Era il primo aprile 1983, quando fu piantato il primo albero. Anzi, per la precisione, il primo lotto di quello che sarebbe diventato il Parco Nord Milano in un'area degradata, dove c'erano le fabbriche della Breda, contadini e allevatori.

Oggi, domenica 16 aprile, nella Cascina di via Clerici è stato celebrato questo 40esimo anniversario dall’avvio di un processo di rimboschimento urbano che ha portato a 600 ettari di polmone metropolitano.

“Abbiamo stabilito una data simbolica perché difficile darne una ufficiale – spiega il direttore Riccardo Gini -. Quel primo aprile è nato quello che chiamiamo il lotto 1. Diciamo che fu un bel pesce d’aprile. Quest’anno abbiamo fatto il 40esimo lotto con un ettaro di nuovo bosco a Novate al confine con Cormano dentro la Balossa. Questo ci fa capire come il processo del parco sia una questione di oggi e non solo del passato. Il processo non si è ancora concluso e speriamo che alla fine nasca un grande parco metropolitano che si fonda con il Parco Sud e il Parco della Media Valle del Lambro”.

Tanti presidenti, due soli direttori. Oltre a Gini, l’architetto Francesco Borella, vero papà del Parco Nord Milano, che seppe guardare un disegno paesaggistico e di recupero urbano che nessuno aveva saputo cogliere. “Nel 1983 mi è stato dato in mano il mestiere più bello del mondo, per fare quello che per me è diventato il lavoro di una vita, il Parco Nord. Quest’area era assolutamente nuda, salvo un po' di grano – ricorda Borella -. L’allora consorzio era in grave crisi, perché da oltre 10 anni si parlava di Parco Nord e ancora non c’era un albero”.

Il primo decreto prefettizio è datato 1970, ma per un decennio lo sviluppo restò lettera morta. Furono ingaggiati quattro architetti dall’approccio “classico”. Nel mentre il progetto esecutivo di un primo stralcio era lievitato a 17 miliardi e 650 milioni di lire: troppo caro, fu rimesso nel cassetto. “Per me era completamente sbagliato nel metodo. Si pensava di stendere un disegno per i prossimi 30-40 anni, impensabile per queste dimensioni. Anche a me chiesero un progetto tipo arte dei giardini, ma qui siamo dentro un aeroporto!”.

C’era l’idea di un verde di grandi attrezzature sul modello del Prater di Vienna e dei Giardini di Tivoli. Borella invece sogna – e realizza - un grande parco a bosco, fatto di spazi vuoti, di radure, di “strade” come l’asse centrale Nord-Sud che segue quello delle acque. “In genere un parco è progettato da qualcuno che sta lontano, magari in Portogallo, si fa l'appalto e si costruisce. Questo no, questo parco è nato già per essere gestito, con una coesione e una collaborazione dal basso, tra istituzioni, cittadini, professionisti. Creammo l’Ufficio per la vita del parco, noi lo chiamavamo così”. Quando arriva Borella è direttore di se stesso. Quando lascia l’incarico, oltre a un bosco che entra nelle città c’è una struttura di 40 persone, oltre a consulenti e a guardie ecologiche volontarie.

Una storia lunga quattro decenni, che viene raccontata in “Parco nord Milano, l’anima verde della metropoli”, il libro che è stato pubblicato per celebrare questo anniversario e per raccogliere fondi per la nuova espansione. “Non c'erano esperienze. Non sapevamo cosa potesse crescere – testimonia Paolo Lassini, che nel 1983 era dirigente dell’agenzia regionale delle foreste -. Non avevo ancora 40 anni, ero laureato in Agraria ed ero nel corpo forestale dello Stato. Fui influenzato dalle parole del pneumologo Ferrario, che aveva un’idea molto precisa del rapporto tra salute e verde, forse presa dai sanatori che erano sempre in mezzo ai boschi”. Un rapporto che è emerso anche durante il biennio pandemico. “Abbiamo visto l’importanza di quello che abbiamo ribattezzato presidio sanitario, perché il parco ha la capacità di produrre salute e felicità in chi lo frequenta – sottolinea il presidente Marzio Marzorati -. L’anno scorso abbiamo avuto oltre 4,5 milioni di visitatori. In 40 anni abbiamo creato anche una comunità di lavoro che esporta competenza e va in giro a progettare il verde come ci è stato insegnato da Borella: progettando partendo dal luogo”. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro