Sesto, in una settimana due morti d'amianto

In Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di fibra killer da bonificare e smaltire

Attenzione, pericolo amianto

Attenzione, pericolo amianto

Sesto San Giovanni (Milano) - Di amianto si muore ancora. In poco più di una settimana a Sesto San Giovanni, ex città delle fabbriche della periferia Nord di Milano, sono scomparsi due membri del Comitato Difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio. Gianfranco Rizzieri, classe 1944, è deceduto a causa di un mesotelioma peritoneale epitelioide diagnosticato nel 2019, una tipica malattia derivante dal materiale killer. Se n’è andato, dopo un calvario di due anni in cui ha subìto ripetute operazioni e cicli di chemioterapie che hanno completamente debilitato il suo corpo. “Franco non ha mai lavorato in fabbrica. Ha lavorato come edicolante fino al 1983, in un immobile con esposizione indiretta e diretta a polveri di talco inquinato da fibre amianto – spiega Michele Michelino, portavoce del comitato che riunisce operai ma non solo -. Al nostro sportello amianto raccontò che, quando la mattina apriva le porte dell’edicola, le riviste e gli arredi erano ricoperti di una polverina che ogni giorno puliva con un panno”. Rizzieri dal 1971 abitava in via Marelli, a poche centinaia di metri della Breda Fucine e Siderurgica, che hanno registrato molti lavoratori morti per la fibra killer, e dove negli anni Settanta erano insediate anche la ditta Osva che utilizzava manufatti in amianto, la Magneti Marelli con lo stabilimento C e molte altre fabbriche. Pochi giorni dopo, si è celebrato il funerale di Franco Zanon, con cui gli ex bredini hanno lottato insieme per decenni: è morto all’età di 61 anni, anche in questo caso dopo una lunga malattia. “L’amianto non è un problema del passato ma del presente e del futuro e, senza le necessarie bonifiche, le persone continueranno ad ammalarsi e morire – sottolinea Michelino -. Ogni anno 6mila persone perdono la vita a causa delle malattie correlate, altre decine di migliaia per tumori professionali, più di 1.400 per infortuni sul lavoro”. Secondo i dati raccolti dal comitato e dalle altre associazioni, che si occupano della tutela delle persone esposte, in Italia sono presenti ancora più di 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, 33 milioni in matrice compatta e altri 7 milioni in matrice friabile, dislocati in un milione di siti. Di questi luoghi, 50mila sono industriali e 40 di interesse nazionale, tra cui Sesto San Giovanni che presenta uno dei Sin più ampi e non ancora risanati (appartengono al sito, ad esempio, le ex Falck). Dai calcoli del comitato, in Italia ci sono ancora circa 2.400 scuole che presentano amianto, con un bacino di 350mila alunni e 50mila insegnanti. “La battaglia per la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita, contro le sostanze inquinanti e cancerogene, non riguarda solo i lavoratori ma tutta la società – conclude Michelino -. Bonifiche, smaltimento, cultura sono essenziali per fermare una lista nera che si allunga sempre più“.  

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