Sequestro Cristina Mazzotti: in aula componenti del commando e ideatore

Fissata la data dell’udienza preliminare. La studentessa fu rapita nel luglio del 1975 a Eupilio: morì un mese dopo, imbottita di farmaci dai suoi aguzzini

Cristina Mazzotti

Cristina Mazzotti

Milano – Importante appuntamento nella nuova inchiesta per il sequestro e la morte di Cristina Mazzotti, la prima donna vittima dell'Anonima sequestri al Nord. È stata fissata al 9 maggio l'udienza preliminare in Tribunale a Milano, davanti al gup Angela Laura Minerva. Quattro gli imputati: Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia, Giuseppe Morabito (quest'ultimo residente nel Varesotto).

Il rapimento

Cristina Mazzotti aveva diciotto anni quando venne sequestrata, la sera del primo luglio 1975, a Eupilio (Como). A fronte di una richiesta di riscatto di cinque miliardi di lire, i familiari riuscirono a raccogliere un miliardo e 50 milioni e pagarono. Il primo settembre una telefonata anonima indicò ai carabinieri di scavare in una discarica di Galliate (Novara), dove venne trovato il cadavere della ragazza. Il nuovo filone di indagini, scaturito a seguito dell'esposto dell'avvocato Fabio Repici, legale della famiglia Mazzotti, era stato condotto dalla Squadra mobile milanese e coordinato dal sostituto procuratore Stefano Civardi.

Le nuove accuse

Il pm Civardi ha chiesto il rinvio a giudizio dei quattro imputati perché, in concorso con tredici persone, già condannate in passato, "con apporti causali anche distinti ma comunque convergenti ed in attuazione di un comune progetto criminoso" sequestrarono a scopo di estorsione Cristina "segregandola in una buca in deambulazione, somministrandole massicce dosi di tranquillanti ed eccitanti, così cagionandone volontariamente la morte", avvenuta fra il 31 luglio e il primo agosto del '75. Quindi, per il pm, ci fu da parte degli attuali imputati concorso in omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.

I ruoli ipotizzati

Quanto alla ripartizione dei ruoli, Calabrò aveva reclutato a Milano Latella e Talia con i quali e "con altri individui non potuti identificare" costituì il commando sequestratore che bloccò la Mini Minor su cui viaggiava Cristina in compagnia del fidanzato e di un'amica". Quanto a Morabito, secondo la Procura, avrebbe ideato il sequestro, con Francesco Aquilano e Giacomo Zagari, entrambi deceduti, e avrebbe messo a disposizione "l'autovettura Alfa Romeo Giulia Super 1300 di colore blu acquistata da Aquilano, intestata alla sorella Morabito Antonia e utilizzata per segnalare l'arrivo della Mini Minor e per fare da staffetta verso il luogo di prigionia".

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