Coppie in crisi, sei separazioni al giorno durante la pandemia

Nel 2021 cresciute quelle consensuali: effetto della convivenza forzata nei lockdown? Divorzi in linea ma richiedono tempi più lunghi

Divorzio

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Gli anni duri della pandemia. La convivenza forzata, 24 ore su 24. Se già in condizioni normali sono tanti gli elementi che mettono a dura prova la tenuta di una coppia, l’impressione è che i ripetuti lockdown abbiano dato il colpo di grazia a chi era già in crisi sotto lo stesso tetto. Lo scorso anno le separazioni a Milano sono schizzate a quota 2.086, quasi 6 al giorno e quasi il doppio rispetto al 2020, quando si sono fermate a 1.280 in totale, anche se nel primo anno di Covid i numeri non sempre rispecchiano la realtà considerando le chiusure di uffici e le lungaggini burocratiche, in parte risolte l’anno successivo (ed è inevitabile pensare che nei periodi di “apertura“ del 2021 si siano riversate pure pratiche arretrate). Ma i numeri sono in crescita pure confrontandoli con il 2019, l’ultimo anno di “normalità“ prima del Covid (erano 1.758, circa 5 separazioni quotidiane in città). E, per il 2022, i dati raccolti fino a ieri (696) sembrano in linea con il ritocco all’insù.

In lieve crescita anche i divorzi: 1.732 nel 2021 (quasi 5 al giorno), 1.546 nel 2020, 861 nel 2022, dal 1° gennaio fino a due giorni fa. Ma erano di più nel 2019: 2.229, più di 6 al giorno. Una discrepanza, quella tra separazioni e divorzi nello stesso arco temporale, che potrebbe essere anche legata al fatto che l’iter per un divorzio richieda più tempo rispetto a quello per una separazione. Le tempistiche si dilatano anche perché gli “allineamenti“ tra Tribunali e Anagrafe non sono immediati. Tornando alle separazioni del 2021, nel dettaglio sono 1.493 quelle consensuali (1.015 nel 2019) e 162 quelle “giudiziali“, (238 il dato pre Covid), entrambe di competenza del Tribunale. Altre coppie, magari senza figli o altre questioni che richiedessero un passaggio per vie legali, hanno scelto la pratica più snella in Anagrafe, davanti a un ufficiale dello stato civile (269 casi, mentre erano 328 nel 2019) o assistite da un avvocato (162, contro le 177 del 2019). Dopo i lockdown, insomma, la crescita riguarda in particolare le separazioni consensuali.

"In effetti, il nostro lavoro è aumentato in quel periodo. Molti casi che definisco “in stand-by“, in sospeso, si sono risolti con la separazione – commenta l’avvocata civilista Manuela Ulivi, presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano –. Stare gomito a gomito durante i lockdown, con un partner con cui non c’era più sintonia o che addirittura manifestava comportamenti violenti, ha spinto all’allontanamento. Prima del Covid c’era chi “teneva il piede in due scarpe“, gestendo un’altra relazione. Cosa che non è più stata possibile non potendo uscire. E già in condizioni normali le separazioni aumentano dopo i periodi di festa, perché si misura il partner per quello che è". Lorenzo Puglisi, avvocato specializzato in Diritto di famiglia e presidente dell’associazione “Sos-stalking“, conferma "la tendenza a preferire le separazioni consensuali rispetto a quelle giudiziali. Questo da un lato è positivo, perché agevola la costituzione di nuovi nuclei, ma dall’altro mette in evidenza le pecche della giustizia italiana, perché c’è chi rinuncia ai propri diritti per non imbattersi in una causa lunga e dall’esito dubbio".

 

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