
Microfono musicale
Milano, 20 settembre 2014 - Per cantare e avere successo non basta avere una bella voce. Oltre a quella bisogna sapersi muovere, riuscire a tenere la scena, avere senso del ritmo e, soprattutto, riuscire a conquistare il pubblico. In una parola bisogna essere artisti. Per fare tutto questo è necessario lavorare sodo, avere maestri all'altezza della situazione che sappiano dare consigli giusti e siano in grado di vedere come programmare la propria crescita. Infine, ma non come ultima cosa, va curato quel dono che madre natura elargisce ad alcuni più che ad altri e che è la voce: chi possiede questa dote deve curarla come un dono prezioso. Per fare tutto questo è nata Artskool. La prima autentica scuola d'arte italiana vivrà il suo primo giorno di vita il prossimo 23 ottobre, mentre sono in corso e lo saranno fino al 20 del prossimo mese le audizioni per formare classi di autentici talenti. La scuola si basa sul metodo interamente Made in Italy ideato dalla vocal coach Danila Satragno, scientificamente comprovato dallo specialista in foniatra Franco Fussi e già utilizzato da voci come Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, Red Canzian e Annalisa Scarrone. La sede è tra le storiche mura degli studi di produzione dei Pooh ( in via Oreste Salomone 61) e vanta un corpo docenti composto da professionisti della musica, del canto e della recitazione. Inoltre, Artskool, fondata da Danila Satragno e Giancarlo Genise (professore di canto microfonico) mette a disposizione camere per i candidati che arrivano da fuori Milano grazie a convenzioni con alberghi e bed&breakfast vicini alla scuola.
Da dove nasce l'idea di Artskool?
Giancarlo Genise – Artskool nasce dalla volontà di creare un background artistico nei ragazzi che desiderano affacciarsi al mondo del canto. Tutti sperano di diventare famosi e noi vogliamo alimentare i loro sogni aiutandoli a far sì che si realizzino. Contemporaneamente però vogliamo mostrare anche l’altra faccia della medaglia, ovvero insegnare il mestiere del cantante a tutto tondo, compreso l'aspetto della spettacolarizzazione. Il nostro obiettivo è quello di creare una sinergia tra voce, emozione, arte, movimento. La capacità di saper intrattenere è la base della carriera di un cantante, l'elemento che la fa durare.
Danila Satragno – Lavoro come vocal coach da parecchi anni. La mia scuola permette di raggiungere in poco tempo grandi risultati e si rivolge non solo ai cantanti professionisti, ma anche a tutti coloro che fanno della voce il loro strumento di lavoro. Non si tratta di solo canto, ma di vocalizzi, alimentazione, postura e gestione delle emozioni. Il cantante diventa un atleta. Nonostante ciò, sentivo che mancava qualcosa: la parte artistica. Ovvero il concretizzare progetti, fare live, concerti, occuparsi del look e del make up. Insomma, tutto quello che sta dentro un vero spettacolo. E Giancarlo Genise è riuscito a costruire tutto questo intorno a quello che è il vocal care.
Su cosa si basa di preciso il vocal care?
Danila Satragno - Il vocal care è un allenamento vocale nato dal bisogno di mettere la propria voce al massimo dell'estensione senza modificare la timbrica vocale. Si basa su una serie di allenamenti condivisi con il foniatra Franco Fussi che non trascurano la cura del corpo e della postura, della respirazione con l’introduzione della biomeccanica respiratoria, e si avvale dell’utilizzo di macchinari scientifici all’avanguardia per il benessere fisico ma anche psicologico per sapere gestire le emozioni e quindi la capacità di comunicazione dell’artista.
Per entrare nella scuola bisogna superare un'audizione, una sorta di test d'ingresso. In cosa consiste?
Giancarlo - Si tratta di un’audizione preliminare nella quale i candidati presentano tre brani: uno in italiano, uno in inglese e uno di genere “dance”. Quest’ultimo ci serve per capire la reazione fisica al movimento sul ritmo. Dopo qualche giorno, spediamo una lettera a casa dell'aspirante candidato nella quale scriviamo se è idoneo, se presenta forti lacune o se risulta alle prime armi. In questi ultimi due casi, viene reindirizzato su un corso propedeutico di avvicinamento al canto.
Quindi gli aspiranti cantanti devono avere già caratteristiche ben precise per essere ammessi?
Giancarlo - Certo, in primo luogo una buona intonazione e un buon senso ritmico, indispensabili per affrontare tutti i generi musicali. In seguito l' artista deciderà in piena autonomia su quale genere specializzarsi ulteriormente.
E l'età dei candidati?
Giancarlo - Qualsiasi fascia d’età perché prevediamo corsi personalizzati.
Danila – E' una scuola aperta a tutti, non ci sono limiti di età. Nel corso della mia esperienza come insegnante ho avuto allievi di età compresa fra i 3 e gli 80 anni. E' possibile avvicinare alla musica bambini molto piccoli, ma anche gli adulti si rivolgono a me. Un esempio? La grande Ornella Vanoni.
Qual è il percorso formativo?
Giancarlo – Artskool propone un percorso triennale con lezioni pomeridiane (dal lunedì al venerdì) individuali e collettive, per un totale di 790 ore, compresi stage e workshop.
Danila – Durante l’anno sono anche possibili lezioni individuali alle singole discipline. Non mancano neppure incontri con i professionisti della musica. Non solo cantanti, ma anche autori e discografici. E' importante per i ragazzi confrontarsi con loro e ascoltare i racconti di esperienze ed emozioni provate da chi è riuscito a ritagliarsi un posto nel mondo dello spettacolo.
Le materie di studio?
Giancarlo – Il programma prevede l’acquisizione e l’apprendimento di tutti gli aspetti tecnici vocali compresa la morfologia dell’apparato fonetico. Speech and phonetics, inglese applicato al canto, teoria e solfeggio, ear and vocal training, tecnica vocale, canto microfonico, tecnica di studio di registrazione, movimento coreografico, comportamento scenico, emotional wellness sono solo alcune della materie che i ragazzi dovranno seguire. A questo viene affiancato l’insegnamento di tutti i ruoli che appartengono al mondo musicale, lezioni integrative focalizzate a intraprendere la professione artistica: progettare uno spettacolo, promuovere se stessi, comprendere dinamiche contrattuali e burocrazia dello spettacolo.
Da dove deriva il nome Artskool ?
Danila – Abbiamo unito due parole capaci di identificare ciò che desideriamo offrire ai nostri studenti: art (arte) e skool (scuola). La musica è infatti un insieme di arti e di professionalità. Però, vogliamo dare anche l'idea di un luogo dove è possibile seguire un percorso formativo, dove ci sono insegnanti che aiutano a migliorare e dove si studia e lavora.
Qual è la difficoltà che riscontrate più spesso tra i ragazzi?
Danila – Nessuna difficoltà tecnica e vocale, il problema più grosso è mentale. I talent show in televisione mostrano una visione distrorta della realtà che deve affrontare un cantante. Nonostante le telecamere riprendano i backstage o la sala prove dei ragazzi, non basta a capire il lavoro che sta dietro una canzone. E' importante che gli studenti siano strutturati artisticamente e psicologicamente.
E nei professionisti?
Danila - I big spesso sono spaventati dal vocal care. Hanno paura che la loro voce venga snaturata e che la loro timbrica vocale non sia più naturale.
Tornando ai talent, è solo uno spettacolo televisivo?
Danila - Assolutamente no. I talent show hanno dato possibilità a molti giovani di farsi notare, ma solitamente mostrano solo la parte centrale del lavoro di un cantante. Invece, sarebbe meglio mettere in luce anche quello che sta dietro una semplice canzone. Inoltre, acquistare grande notorietà troppo velocemente non è semplice da gestire e rischia di rendere impossibile una carriera lunga nel tempo come accadeva una volta.
Terminati i tre anni ci saranno prospettive di stage, tirocinio o lavoro?
Danila – Cantanti, coristi, insegnanti, le prospettive di lavoro sono più di una. E noi cercheremo di indirizzare i ragazzi là dove sono più portati. Poi, proporremo stage sul campo e gli offriremo la possibilità di lavorare con autori o discografici a costi non esagerati. Dopo aver creato una figura altamente professionale in grado di contraddistinguersi in qualsiasi esibizione dalla piccola alla grande realtà, proveremo a traghettarli nel mondo del lavoro.
di Marion Guglielmetti